«È una procedura che riguarda l'asilo e quindi è di competenza della Confederazione. Ciò che come Consiglio di Stato possiamo fare è di contattare l'autorità federale: domani (oggi, ndr.) ne discuteremo nel corso della nostra seduta e prenderemo una decisione, vedremo come muoverci». Parole semplici, chiare quelle pronunciate dal presidente del governo ticinese Manuele Bertoli accogliendo a Palazzo delle Orsoline la delegazione di (ormai ex) allievi della 4C del Liceo 1 di Lugano, che questo pomeriggio ha consegnato – all'indirizzo di governo e Gran Consiglio – la petizione “urgente” (in tre giorni quasi seicento firme su carta e oltre mille online) per la revoca dell'espulsione della famiglia Gemmo, di origine curda, proveninente dalla Siria. Famiglia che da oltre un anno è ospite del centro asilanti della Croce Rossa a Paradiso e che ha interposto ricorso contro il prospettato suo 'rientro' in Grecia dove erano stati registrati. Contro la decsione della Segreteria di Stato per la migrazione i Gemmo hanno inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo federale, che ha concesso l'effetto sospensivo per il marito (l'uomo è oggi gravemente malato), la moglie e tre figli minorenni. Non per gli altri due nel frattempo divenuti maggiorenni, i quali dovrebbero pertanto lasciare la Svizzera entro fine mese. «Ho parlato con alcuni miei colleghi e si è consapevoli della situazione in cui si trova questa famiglia – ha aggiunto Bertoli –. Spero che su questo caso non ci si divida. Domani comunque sarà uno degli argomenti che il governo affronterà. Ripeto: la procedura è di competenza della Confederazione e, per giunta, il caso è sotto la lente di un tribunale». Alla consegna della petizione c'era anche Hassan, uno dei due figli maggiorenni dei Gemmo: «Ringrazio tutti coloro che hanno preso a cuore la vicenda della mia famiglia. Da voi mi trovo molto bene. Il mio sogno è di poter studiare e trovare un lavoro».