Bellinzonese

Canali Piano di Magadino: spesa ridotta da 130 a 70 milioni

Potenziamento della rete contro le piene: la progettazione di massima ha quasi dimezzato l'onere massimo indicato nel 2014 dallo studio di fattibilità

20 gennaio 2018
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Quando la piena decennale arriva, non c’è canale che tenga. La rete di 80 chilometri realizzata a cavallo dell’800 e ’900 nell’ambito della bonifica del Piano di Magadino presenta da diverso tempo un deficit funzionale cui il Consorzio correzione fiume Ticino intende porre rimedio durante il prossimo decennio. La progettazione di massima allestita fra il 2014 e il 2016, e il cui esito è stato nel frattempo sottoposto a Cantone e Confederazione nell’ambito della procedura di approvazione dei piani, ha sortito un effetto. Il primo preventivo che indicava un investimento pari a 130 milioni è stato quasi dimezzato portandolo a una settantina di milioni. Un’ottimizzazione che sgraverà parecchio sia l’ente committente, sia quello pubblico chiamato a sussidiare le opere, sia i proprietari terrieri nel momento in cui i Comuni preleveranno i contributi di miglioria.

Riduzione cui si è giunti attraverso due strade, spiega alla ‘Regione’ Edgardo Malè, presidente del Consorzio correzione fiume Ticino: da una parte il calcolo più preciso dell’onere rispetto allo studio preliminare che indicava appunto una spesa massima di 130 milioni; dall’altra il fatto di accettare che in caso di piena decennale una porzione di territorio possa comunque rimanere soggetta a parziali allagamenti. In definitiva, indennizzare i proprietari per i danni subiti costa meno che realizzare opere assai onerose.

Prima il cantiere per rinaturare

Quella individuata con la progettazione di massima è dunque una soluzione performante ma che non contempla una serie di interventi inizialmente immaginati. L’obiettivo – annota Malè – è dare una risposta adeguata alle esigenze idrauliche di un Piano ormai caratterizzato dai più disparati insediamenti e attività. Nei casi più semplici si procederà al risanamento dell’alveo asportando il materiale accumulatosi nel corso dei decenni; a un gradino superiore si porrà la necessità di migliorare il deflusso anche allargando le sponde, ciò che in taluni casi richiederà giocoforza l’esproprio di porzioni di terreno sovente agricolo; puntualmente bisognerà inoltre prevedere un rimodellamento della rete per assicurare un sufficiente deflusso in presenza di eventi estremi. L’obiettivo è di mettere a disposizione dell’agricoltura il materiale rimosso, laddove sia compatibile per qualità e destinazione. Un quadro definitivo lo si potrà avere con la progettazione definitiva dei vari lotti. Peraltro è ancora da definire la committenza: probabilmente il compito di gestire la fase di cantiere (concorsi, commesse ed esecuzione) sarà affidata a un consorzio ad hoc.

Il cantiere dovrebbe essere avviato verso l’inizio del prossimo decennio, considerando peraltro i tempi tecnici necessari all’evasione dei ricorsi che saranno interposti su varie questioni, da quelle territoriali/pianificatorie all’assegnazione degli appalti. «A questo si aggiunga che gli interessi in gioco sul Piano sono molti», annota Malè: «Dagli agricoltori a chi protegge la natura, dai proprietari immobiliari alle zone produttive e commerciali, dalle crescenti esigenze viarie come il collegamento A2-A13 parzialmente in galleria fino alle molte attività ludiche e al Parco del Piano... L’elenco è lungo e da più parti sono emerse richieste e desideri». A livello di tempistica l’avvio dei lavori seguirà quello per la rinaturazione delle sponde del fiume Ticino (altri 70 milioni di franchi) ai Saleggi di Bellinzona-Giubiasco e ai Boschetti di Sementina-Gudo, di competenza rispettivamente della Città e del Consorzio che beneficeranno di importanti sussidi federali.

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