Bellinzonese

Quando il bisturi ti salva la mano

‘Patente’ europea rilasciata all’Unità di alta chirurgia della mano dell’Eoc a Bellinzona e Locarno, che si occupa di riattaccare arti amputati

27 luglio 2018
|

Lo scorso anno, un giovane giardiniere di Brissago si è amputato quattro dita della mano mentre stava lavorando. Dopo 13 ore di intervento il team dell’Unità di chirurgia della mano dell’Eoc – dove operano tra gli altri anche gli specialisti Cesare Fusetti e Stefano Lucchina (medici aggiunti al Dipartimento di chirurgia degli ospedali regionali di Bellinzona e Locarno) – gli ha riattaccato con successo le dita. Dopo 4 mesi il ragazzo ha ripreso la sua attività come prima. In questi casi ogni minuto conta e avere un’Unità specializzata in Ticino significa risparmiare tempo e non dover prendere il volo per una sala operatoria oltre San Gottardo. «In queste situazioni occorre riattaccare l’arto entro 6 ore dall’incidente, altrimenti diventa difficile ridare la funzionalità di un arto o di una parte amputata. Soccorritori e ambulanze sono stati formati dal nostro team e sanno cosa fare», spiega il chirurgo Stefano Lucchina.

L’attività del team (che si svolge nei quattro ospedali dell’Eoc) è appena passata ai raggi X di una commissione della Società europea di chirurgia della mano, che valuta tutti i centri per qualità e complessità dei casi, ed infine determina chi viene accreditato come un centro di eccellenza. L’Eoc ha superato il test, fatto sul triennio 2014-2017. «Per la terza volta consecutiva abbiamo ricevuto il riconoscimento europeo di centro di eccellenza per il trattamento delle grandi urgenze della mano. Solo l’Eoc e due ospedali universitari in Svizzera interna l’hanno ricevuto per la terza volta. In Svizzera ci sono 5 centri specializzati. Devono avere nel team tre medici con due titoli di chirurgia della mano: uno nazionale e uno europeo», precisa.

In chirurgia i numeri contano, perché chi opera di più acquisisce più manualità e fa meno errori. Per questo motivo c’è una tendenza nazionale a concentrare gli interventi più specialistici là dove i bisturi trattano più pazienti. Ovviamente la periferia è svantaggiata. In questo caso, si è riusciti a mantenere nel ‘piccolo’ Ticino l’alta chirurgia della mano.

«L’abilità tecnica è stata acquisita dai nostri specialisti fuori dal Ticino, ma la manteniamo operando 24 ore su 24 nei quattro ospedali del cantone, così possiamo raggiungere un certo numero di pazienti», aggiunge il dottor Lucchina. In Ticino il team esegue oltre 2’000 interventi l’anno alla mano e di microchirurgia ricostruttiva, di cui una quarantina sono traumi complessi, quelli che un tempo venivano trattati oltre San Gottardo. «I traumi alla mano (fratture, ferite, lesioni di arterie, tendini e nervi) sono tra i casi più frequenti che arrivano nei Pronto Soccorsi, ma senza una diagnosi precoce e relativo trattamento di personale specializzato, il paziente rischia l’insorgenza di complicanze o una rigidità delle articolazioni, non più correggibile».

In autunno, in Burkina Faso

Dal 2012, chirurghi, anestesisti, terapisti e infermieri di Bellinzona e Locarno vanno in Africa e operano in primis bambini e donne affetti da malformazioni agli arti. «Mettiamo gratuitamente le nostre competenze al servizio dei più poveri. Organizziamo una volta l’anno dal Ticino una missione umanitaria col Gruppo internazionale chirurghi amici della mano, dal 5 ottobre saremo in Burkina Faso con la sala operatoria volante. Significa che portiamo là i nostri strumenti e i pazienti saranno operati come se fossero in un ospedale elvetico», conclude il chirurgo.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔