Bellinzonese

Due decessi per l’amianto anche alle Ofible

Nel 2014 e nel 2017 due ex operai della centrale di Olivone sono morti di mesotelioma. Almeno altri 5 presentano delle placche ai polmoni

Ti-Press
1 ottobre 2019
|

L’ombra dell’amianto oscura anche la Valle del Sole. Dopo la notizia della morte di almeno 5 ex operai delle Officine Ffs a seguito dell’amianto respirato prima degli anni 90 (vedi ‘laRegione’ del 24, 25 e 27 settembre), emergono altri casi. Parliamo questa volta di Alto Ticino e più precisamente degli impianti della società Officine idroelettriche di Blenio. Due i decessi in questione: entrambi ex dipendenti che avevano lavorato a lungo nella centrale idroelettrica di Olivone. Uno morto nel 2014 e l’altro nel 2017, tutti e due durante il loro 76° anno d’età e per la stessa malattia: mesotelioma, il cancro alla pleura che non lascia scampo a chi lo contrae e che può comparire anche a 15-45 anni dall’esposizione all’amianto. Stando a nostre informazioni i due casi sono stati riconosciuti dalla Suva, la quale però non rilascia dichiarazioni.

In aggiunta in valle sono presenti almeno 4-5 persone che hanno lavorato in questa o nelle altre centrali Ofible (Biasca e Luzzone) che presentano delle “macchie” ai polmoni: trattasi di placche asbestosiche che in futuro rischiano di comportare gravi malattie del sistema respiratorio. Per questo motivo sono monitorate annualmente da uno specialista. Ma c’è anche chi, come un ex operaio da noi contattato, nonostante le placche rinuncia ai controlli medici; i casi pertanto potrebbero essere più numerosi. Lui stesso conferma che nella centrale di Olivone (aperta a cavallo tra gli anni 50 e 60) erano presenti lastre contenenti amianto che nei primi decenni di attività i dipendenti tagliavano senza protezione servendosi di seghe e mazze. «C’era polvere – sottolinea –. Nessuno ci ha mai detto che era pericolosa», aggiunge a proposito di quel periodo. Le prime misure di sicurezza risalgono, stando a nostre informazioni, agli anni 80. Ieri abbiamo provato a contattare le Ofible per una conferma in tal senso, ma i responsabili non erano raggiungibili. Da un rapporto sull’esercizio 2009/2010 si evince però un dato significativo: proprio durante quell’esercizio la società (le cui azioni sono detenute nella misura del 20% dal Cantone) ha terminato i lavori di eliminazione del rivestimento di amianto dalle pareti della sala macchine alla centrale di Olivone, che aveva verosimilmente la funzione di isolante.

Nel 2017 il medico di famiglia delle due vittime, il dottor Brenno Ambrosetti, ha inviato una lettera alla direzione delle Ofible e si è rivolto anche alla Suva per esporre i due casi di decesso: da nessuno, sottolinea, ha ricevuto una risposta scritta. Si tratterebbe, spiega alla ‘Regione’, degli unici due morti per mesotelioma tra gli ex operai delle Officine idroelettriche, ma il numero delle persone a rischio è difficile da stimare e potrebbe crescere, non solo tra chi ha lavorato in questo stabilimento. «Dagli anni 50 in avanti eravamo immersi nell’amianto. C’era chi aveva lastre di Eternit sopra l’orto, chi lo utilizzava in casa come isolante attorno alla stufa o nei soffitti. Per non parlare di tutta la polvere che girava ovunque a causa della presenza di questa sostanza nelle pastiglie e nei dischi dei freni», aggiunge il medico. Diverso però il discorso sul posto di lavoro, nel caso in cui le necessarie misure di sicurezza non siano state rispettate. Sul tema, dopo i casi alle Officine Ffs di Bellinzona, ricordiamo che la Procura ha avviato delle verifiche.

No comment della Suva

“Per motivi legati alla protezione dei dati non possiamo fornire informazioni a riguardo”. La Suva risponde così, tramite la portavoce Regina Pinna, da noi sollecitata con domande sui casi di morte per mesotelioma tra gli ex operai Ofible, sul monitoraggio di chi è a rischio tra questi dipendenti e sulle misure di sicurezza adottate per loro. L’assicurazione infortuni copia e incolla poi la stessa risposta inoltrataci quando avevamo chiesto lumi sui casi delle Officine, spiegando cioè che “al compimento del 55° anno di età le persone interessate, ossia quelle che presumibilmente possono avere un rischio maggiore di contrarre un cancro del polmone a seguito dell’esposizione all’amianto e del tabagismo, ricevono una lettera che le invita a partecipare al programma di screening con Tc”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔