Locarnese

Sull’Arp ‘rubato’ Locarno ha più frecce dell’arciere

Dall'inchiesta emergono le insicurezze del gallerista che sostiene di essere il legittimo proprietario dell’opera da 300mila franchi

L'opera è sotto sequestro a Casorella
3 gennaio 2020
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Le prime risultanze dell’inchiesta per rogatoria sul presunto furto del quadro di Jean Arp “Configuration MAM”, di proprietà della Città di Locarno, sembrano sgonfiare le velleità del grande accusatore, il famoso collezionista d’arte Arturo Schwarz. Quest’ultimo sostiene che l’opera, del valore di circa 300mila franchi, gli sia stata rubata all’inizio degli anni 80 dalla sua galleria di Milano e che la Città ne millanti la proprietà senza avere le carte in regola per comprovarlo. Ma di carte in regola, secondo informazioni raccolte dalla “Regione”, non ne ha fornite in primis lo stesso Schwarz, che in nessun modo ha finora potuto dimostrare di essere entrato in possesso legalmente e con tutti i crismi del quadro. Tuttavia, com’è logico in questa fase, l’opera rimane sotto sequestro. La Città si limita a mostrarla al pubblico nell’ambito dell’esposizione delle sue collezioni allestita a Casorella.

Dell’inchiesta, in Ticino, si sta occupando il procuratore pubblico Daniele Galliano, che ha già sentito come teste il direttore dei Servizi culturali della Città, Rudy Chiappini. Ovviamente Chiappini ha potuto parlare soltanto sulla base della documentazione di cui dispone il Comune, ovverosia, fra l’altro, uno scritto con cui lo stesso Jean Arp, il 3 aprile 1965, confermava al Municipio di Locarno la donazione di “Configuration MAM”, così come di tutti i quadri della sua grande e preziosa collezione. Questo “sigillo” già da solo potrebbe essere sufficiente per dissipare ogni dubbio, ma in più l’appartenenza locarnese del quadro risulta chiaramente dalla distinta delle opere di cui la Città è in possesso.

Nome e dimensioni errate

A quanto pare, inoltre, la denuncia di Schwarz all’autorità giudiziaria italiana (che riguarda anche un’altra quarantina di quadri di diversi autori) farebbe come si suol dire acqua da tutte le parti. Il collezionista, indicando “Configuration MAM” come opera sua, avrebbe fornito indicazioni errate sia sulla denominazione, sia sulle dimensioni del quadro. Oggettivamente, quindi, gli elementi di prova sembrano scarseggiare, se non peggio.

L’inchiesta – avviata per i reati di ricettazione, uscita o esportazione illecita – però prosegue e i prossimi testi a parlare con il magistrato dovrebbero essere il segretario comunale di Locarno e – come da auspicio dell’ente pubblico – anche la direttrice della Fondazione Jean Arp; quest’ultima in quanto sicuramente al corrente della genesi della donazione e dell’esistenza di tutti gli elementi a supporto della tesi difensiva presentata dalla Città.

“Configuration MAM” era comparsa, in rete, sotto gli occhi degli inquirenti italiani, quando l’opera era esposta al Museo d’Arte della Provincia di Nuoro in occasione della mostra “La galassia di Arp”, allestita fra il novembre del 2013 e il febbraio del 2014. Ne era emerso che era la stessa il cui furto era stato denunciato da Schwarz. Il museo sardo si era fatto prestare alcune opere dalla Città di Locarno, così fino al Ticino si era proteso un tentacolo dell’indagine italiana e al Ministero pubblico era partita una richiesta di assistenza giudiziaria.

Quanto a Schwarz, il nome e la fama sono altisonanti. Il collezionista è un pezzo da novanta del mondo artistico internazionale. In passato ha vantato opere dei più grandi: da Marcel Duchamp ad André Breton, da Man Ray allo stesso Arp.

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