Locarnese

Rogo del rustico di Avegno, un sospettato dietro le sbarre

Individuato, interrogato e arrestato il 20enne fratello del giovane che uccise la madre. Per lui l’ipotesi è d’incendio intenzionale

Indagini ancora in corso per chiarire la dinamica
(Rescue Media)
25 gennaio 2023
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Individuato, fermato, interrogato e arrestato. Sarebbe stato il 20enne, fratello del giovane che nella notte tra il 10 e l’11 aprile del 2022 aveva ucciso la madre, a dar fuoco al rustico nel nucleo di Avegno di Fuori. Quello stesso rustico, su due piani, dove era avvenuto l’omicidio.

È questa l’ipotesi formulata dagli inquirenti all’indomani dell’incendio. Ministero pubblico e Polizia cantonale, in una nota ai media, hanno riferito che il giovane finito in manette è un 20enne residente nel Locarnese. La principale ipotesi di reato nei suoi confronti è quella d’incendio intenzionale. L’inchiesta è coordinata dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas. Gli accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica del rogo proseguono.

Le fiamme sono divampate all’improvviso nella tarda mattinata di martedì. Sul posto sono accorsi i Pompieri di Locarno che hanno domato il rogo, sviluppatosi al piano superiore. Il fuoco e il fumo hanno danneggiato l’intera abitazione. La Polizia cantonale, che pure si è recata sul posto (coadiuvata da agenti delle Polizie comunali di Locarno, Muralto, Losone e intercomunale del Piano), ha stabilito che l’incendio non poteva, verosimilmente, essere che doloso. Si è quindi risaliti al probabile piromane, che sarebbe il fratello minore del giovane che quasi dieci mesi fa aveva colpito a morte la madre. Ma saranno le indagini, tuttora in corso, a chiarire la dinamica. Il rustico in Carà di Risc era ancora sotto sequestro e le porte bloccate con i sigilli di polizia. Nessuno, a parte gli inquirenti, aveva potuto accedervi dal giorno del terribile omicidio. Lo stabile non era quindi abitato. Per entrare il 20enne (che a quanto ci risulta combatteva con problemi legati al consumo di sostanze stupefacenti) ha tagliato i sigilli violando il divieto.

Difficile capire cosa lo abbia spinto a oltrepassare la soglia e che cosa abbia provato nel ritrovarsi all’interno di quei locali dove meno di un anno prima si era consumato un delitto che ha distrutto per sempre la sua famiglia. E le fiamme, forse, possono essergli sembrate un modo sbrigativo per cancellare le tracce di un dramma indelebile. Molto probabilmente il suo è stato un gesto emotivo, dettato dalla rabbia di quel momento: avrebbe agito non spinto da premeditazione, ma da un impulso improvviso. Stando a quanto riportato dalla Rsi, il giovane si sarebbe più volte rivolto ai servizi sociali, senza tuttavia ottenere la possibilità di un ricovero per le cure del caso. Il motivo? I tempi d’attesa troppo lunghi per trovare un posto.

La mattina dell’11 aprile del 2022 gli abitanti del piccolo nucleo di Avegno di Fuori, abitato in prevalenza da vacanzieri soprattutto durante la bella stagione, erano stati svegliati dalle urla del figlio maggiore della donna. Nel corso della nottata il giovane aveva già dato in escandescenze, in preda a uno scompenso psichiatrico. Poi sul posto era giunta la polizia che aveva trovato il corpo senza vita della 61enne. Il figlio era stato immediatamente ricoverato alla Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio.

Gli inquirenti, coordinati dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, erano giunti alla conclusione che si fosse trattato di un omicidio: la donna era stata colpita al capo e alla schiena con uno o più oggetti trovati in casa.

La lunga inchiesta a carico del presunto autore, che dallo scorso mese di luglio è in prigione al carcere della Stampa, era scaturita in una conclusione univoca: lo scorso mese di settembre il 21enne, in base alla perizia psichiatrica, era stato dichiarato non punibile. Secondo lo specialista – il dottor Carlo Calanchini – il giovane quella sera ha agito in preda a un disturbo psicotico acuto, dovuto probabilmente a una malattia soggiacente.

In attesa della decisione del Tribunale penale

L’autore del delitto aveva ammesso i fatti: non c’era stata nessuna lite tra lui e la madre e neppure un movente preciso. Aveva assunto della cannabis e aveva colto la vittima nel sonno, quando era sdraiata nel letto, colpendola ripetutamente alla testa (con diversi oggetti) e alla schiena (con un coltello da cucina).

Il giovane, patrocinato dall’avvocato Maria Galliani, sta ora attendendo la decisione del Tribunale penale, al quale spetta il compito di stabilire quale misura terapeutica ordinare nei suoi confronti. Una decisione che arriverà dopo la chiusura dell’inchiesta per il delitto da parte della procuratrice Alexakis.

Nel frattempo si apre un nuovo filone, con un’altra inchiesta – questa volta coordinata dal procuratore Akbas – che dovrà stabilire cosa sia successo martedì scorso nella stessa casa, come mai i sigilli siano stati strappati e soprattutto per quali ragioni il fratello minore avrebbe appiccato l’incendio nell’abitazione, causando gravi danni all’edificio.

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