Luganese

Crollo nella galleria San Salvatore, accuse da respingere

Le difese: il più giovane imputato, il direttore dei lavori e il responsabile del cantiere non hanno responsabilità e sono da assolvere.

Ti-Press
24 gennaio 2019
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È ricominciato stamane in aula penale a Lugano il processo a carico di quattro imputati accusati, con diversi gradi di responsabilità, di aver causato il crollo all'interno della galleria del San Salvatore avvenuto l'8 giugno del 2017. Un crollo che agli occhi dell'accusa, è stato provocato da errori progettuali e professionali compiuti negli interventi di risanamento realizzati fra il 2011 e l'anno successivo.

Ha dapprima preso la parola il legale Paolo D'Alessandro che assieme all'avvocato Fulvio Pelli difende il 68enne ingegnere del Consorzio che ha ricevuto l'appalto da Ustra. Nel contratto di mandato e nelle sei aggiunte successive per prestazioni supplementari, ha sostenuto il legale, non figurano compiti di verifica statica della galleria e della sua sicurezza. Un contratto che, con gli altri documenti aggiuntivi, contempla quale incarico attribuito al 68enne solo la demolizione della soletta ma nessuna analisi statica del tunnel.

Allo stesso modo, secondo D'Alessandro, non sta in piedi il rimprovero al 68enne di aver violato la direttiva 462 della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (Sia) relativa alla sicurezza strutturale della galleria. Perché? Perché non figura in nessun documento contrattuale fra le parti. Non si applica autonomamente siccome si tratta di una 'semplice' direttiva, non di una norma. Nemmeno Ustra ha conferito il compito di applicarla.

Fulvio Pelli rincara la dose: 'Non risulta dai mansionari nessuna analisi statica della galleria, oggetto degli rimproveri nei confronti del 68enne'. I problemi strutturali di calcestruzzo e di rivestimento della galleria non erano emersi nella maniera che è stata esposta ieri dall'accusa. Il 68enne fa comunque le verifiche dalle quali risulta che è tutto a posto e non occorreva riempire la soletta. Emergono divergenze di vedute all'interno del consorzio che ha deciso d avviare altri controlli che però non vengono effettuati e nella decisione il 68enne non viene coinvolto. Lo studio alla fine non viene effettuato e nessuno ha chiesto spiegazioni sulle ragioni di questa rinuncia.

Pelli poi rileva che i periti formulano ipotesi non verificate. E critica l'accusa che tira in ballo il 68enne per fasi di progetto di cui non si è mai occupato. La presunta violazione delle regole dell'arte edilizia non possono essere attribuite all'ingegnere, piuttosto al responsabile della direzione dei lavori, il 53enne ingegnere del consorzio difeso dall'avvocato Luca Marcellini.

L'atto d'accusa è incomprensibile, sostiene Pelli, secondo cui il 68enne non avrebbe dovuto essere processato. Il legale ha formulato un'ipotesi in merito: 'Il mio assistito è stato tirato in ballo per impedire agli altri di dare la colpa a lui. Il reato d'omissione a carico dell'ingegnere, che ha rifiutato la posizione di garante, è un'acrobazia giuridica'. Pelli sostiene perciò che il rapporto di causalità di cui ha parlato la procuratrice Borelli ieri non sussiste. Le accuse avrebbero dovuto casomai concentrarsi sul fatto che non tutti i fori di drenaggio sono stati realizzati. Pelli ritiene che sono stati lacunosi gli accertamenti sulle cause del crollo in galleria.

Perciò il 68enne va assolto e casomai indennizzato, le pretese di risarcimento sono da respingere.

Anche il più giovane imputato va assolto

Carlo Borradori, legale del 35enne, ha sottolineato come tutti i quattro imputati abbiano cercato di capire cosa sia davvero successo senza rimpallarsi le responsabilità. Il suo assistito va assolto e le pretese di risarcimento da rinviare al foro civile. Durante tutta l'inchiesta, ha avuto un atteggiamento quasi disarmante di volersi assumere eventuali responsabilità che non vanno però considerate come assunzione di colpa. Tutta la procedura verte su ipotesi poi riprese nell'atto d'accusa. Il 35enne secondo l'avvocato, non ha mai scaricato la colpa sugli altri. Borradori ha chiesto come mai, inspiegabilmente, i rappresentanti dell'impresa che ha realizzato i fori di drenaggio non sono sul banco degli imputati.

Il 35enne, che aveva il ruolo di assistente alle direzione lavori, non si è accorto della mancanza dei fori per una serie di circostanze. Però anche in questo caso, siamo nel campo delle ipotesi, ha detto l'avvocato. Le ditte che hanno effettuato i lavori sapevano cosa e come dovevano fare. Non sta scritto da nessuna parte che il 35enne avrebbe dovuto verificare la corretta esecuzione degli interventi. Lui era peraltro anche l'ultima ruota del carro ma non è stato negligente, ha proseguito l'avvocato.

L'inchiesta risulta monca anche perché i tempi della prescrizione incombevano, secondo l'avvocato che ha messo in evidenza l'assenza di una seconda perizia che avrebbe forse chiarito meglio quanto capitato veramente e spiegato la reale origine del crollo. In ogni caso, secondo Borradori, non c'è il nesso di causalità fra quanto il'assistente alla direzione lavori non avrebbe verificato e il risultato che si è prodotto in galleria.

Nessuna responsabilità a carico dell'ex impresario costruttore

L'avvocato Felice Dafond che tutela il 68enne con un ruolo, secondo l'accusa, di primo piano nel cantiere. Lui è un impresario costruttore (oggi in pensione), non il superiore del più giovane imputato, né è mai stato incaricato di verificare l'esecuzione dei fori di drenaggio e nemmeno il lavoro del più giovane imputato. Nessun atto istruttorio conferma i ruoli che gli sono stati attribuiti dall'accusa. Lui riceveva ordini solo dal direttore dei lavori, ha rilevato Dafond.

L'avvocato contesta l'organigramma di cui ha parlato la procuratrice, organigramma che però non corrisponde come detto agli atti istruttori raccolti. Il 68enne non è nemmeno il vice responsabile dei lavori del cantiere, né un referente di Ustra, prosegue Dafond. Non partecipava alle riunioni mensili. Il suo ruolo era quello di responsabile del supporto logistico del cantiere in galleria, non aveva compiti di verificare l'effettiva esecuzione dei fori di drenaggio. Spettava ad altri questa mansione.

L'avvocato ha ricostruito la tempistica dei lavori e di quanto successo in cantiere. Prima di interrompere l'incarico a causa di una malattia, il suo assistito ha lavorato solo 13 giorni nell'aprile del 2012. Allora, i fori di drenaggio era solo all'inizio e sicuramente non erano arrivati fino al luogo in cui è avvenuto il crollo (nella corsia di sorpasso). Se ne parla infatti soltanto nel mese successivo, quando il 68enne non era più sul cantiere. L'avvocato, come il suo collega Pelli, ha pure rilevato come la ditta incaricata dei fori e i loro responsabili non sono stati inclusi nel procedimento.

Sono queste le ragioni per cui il 68enne va assolto, agli occhi di Dafond, che ha rimandato al mittente le accuse prospettate dalla procuratrice, in particolare il reato di franamento per negligenza. Trattasi di ipotesi non dimostrate. Anche il legale del 68enne contesta il nesso di causalità fra l'agire del suo assisitito e il crollo. Dafond chiede il proscioglimento del 68enne.

 

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