Luganese

Lugano, trafficati oltre 800 grammi di cocaina: condannato

Un 62enne è stato condannato oggi alle Assise criminali a 2 anni e 8 mesi parzialmente sospesi e all'espulsione dalla Svizzera per 7 anni

Oltre 800 i grammi spacciati (Ti-Press/Archivio)
22 giugno 2021
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Gli sono passati fra le mani oltre 800 grammi di cocaina in meno di due anni. E oggi, la Corte delle Assise criminali di Lugano lo ha condannato a 2 anni e 8 mesi di carcere. Di questi, 19 mesi sospesi condizionalmente per un periodo di prova di 4 anni. È successo a un 62enne dominicano residente in Italia e lì arrestato nella primavera dell'anno scorso in seguito a un mandato di cattura internazionale per un sospetto coinvolgimento nello spaccio di cocaina.

Viaggio a Berna per comprare droga

«L'inchiesta è partita in seguito all'arresto di altri cittadini dominicani nel 2019, tutti già condannati per aver trafficato nel nostro cantone ingenti quantità di cocaina – ha spiegato durante la requisitoria la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis –. Questi lo hanno indicato o riconosciuto come fornitore della droga». Sono due in particolare le imputazioni contestate all'uomo. In primis l'aver venduto – a prezzi variabili fra i 60 e i 100 franchi al grammo – polvere bianca a una mezza dozzina di consumatori locali. Droga che l'imputato a sua volta avrebbe acquistato da un altro spacciatore a un prezzo più basso, traendone così profitto. L'altro capo d'accusa, quello più grave secondo la Corte, è l'essersi recato a Berna assieme al suo fornitore della piazza ticinese per prelevare e portare a Lugano un carico di 200 grammi di coca, acquistati da un terzo connazionale dei due, dietro compenso.

Cocaina spacciata in alcuni bar di Molino Nuovo

Il processo a carico del 62enne è stato di tipo indiziario: la sua versione contro quella di chi l'ha accusato. «Il suo atteggiamento – ha sottolineato la pp – non ha aiutato il lavoro degli inquirenti: sin da subito ha negato, anche posto di fronte a chiare prove. Per la maggior parte degli interrogatori non è stato in grado di fornire spiegazioni credibili. A Lugano ha frequentato luoghi noti per lo spaccio di cocaina (fra i quali due bar di Molino Nuovo, ndr), dicendo di essere qui per motivi di svago (ossia per giocare a softball o vedere le sorelle, ndr). Ha mentito più volte, affermando di non conoscere gli accusatori e poi rimangiandosi le parole. La controparte invece è stata sempre lineare e coerente. C'è persino chi ha aggravato la propria posizione processuale, quindi non c'è motivo per non credergli». «Le sue innegabili contraddizioni fanno capire che si tratta di una persona che non è avvezza alle infrazioni della legge – ha evidenziato invece il difensore Stefano Pizzola –. È vero ha frequentato diversi connazionali e dei luoghi dove si ritrovano consumatori di cocaina, ma questo non fa di lui uno spacciatore. Si tratta di una persona ingenua, non uno trafficante particolarmente organizzato o furbo e anche nella peggiore delle ipotesi, è un uomo che si è trovato in una situazione criminale più grande di lui».

E mentre l'avvocato, contestando anche la credibilità di alcuni accusatori, ha chiesto in prima battuta il proscioglimento da tutte le accuse e un'indennità per ingiusta carcerazione e «in via del tutto subordinata» che la pena non superi la carcerazione già subita (ossia poco più di un anno), la pubblica accusa ha domandato 3 anni e 9 mesi e l'espulsione dalla Svizzera per 10 anni. «Ha agito reiteratamente su un periodo relativamente lungo. La sua colpa è grave: non è mai stato consumatore, è consapevole degli effetti negativi che la droga ha e l'ha trafficata esclusivamente per lucrare – la tesi di Canonica Alexakis –. Non ha minimamente collaborato, né ha compreso la gravità del suo agire, mettendo in pericolo il bene più prezioso: la salute».

‘È stato vago e poco convincente’

 «La pp ha chiesto una pena elevata – ha premesso il presidente della Corte Siro Quadri –. Questo è un processo indiziario, per essere condannati servono parecchi indizi convergenti. E questi ultimi hanno permesso di ritenere più credibili le affermazioni degli accusatori rispetto alle sue. L'imputato dapprima ha negato tutto, poi ha iniziato ad ammettere adeguando man mano le versioni in maniera un po' goffa, cercando di salvarsi. È stato vago e poco convincente». La Corte, composta anche dai giudici a latere Aurelio Facchi e Monica Sartori Lombardi, lo ha quindi ritenuto colpevole di tutti i fatti, ma ha deciso una pena che gli permetta di uscire dal carcere una volta che la sentenza sarà cresciuta in giudicato. Il condannato sarà inoltre espulso dalla Svizzera per 7 anni.

 

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