Luganese

Carestia elettrica, Aem punta sull’autoproduzione

L’Azienda di Massagno cercherà di sviluppare i ‘Raggruppamenti’ allacciati a centrali solari

Ti-Press
17 luglio 2022
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Penuria di gas, prezzi alle stelle, razionamento: spaventano le ultime notizie su una possibile carestia energetica, provocata dalla guerra in Ucraina. Che margini di manovra ha una Azienda elettrica ticinese di livello medio, come la Aem di Massagno, che ha una produzione propria e una distribuzione regionale. Al direttore Rolf Endriss chiediamo come reagendo alla situazione. «Il nostro portafoglio è gestito dalla Aet (Azienda elettrica ticinese ndr) quindi sui prezzi abbiamo poco margine. Per contro, stiamo spingendo molto per incrementare la produzione di energia rinnovabile sul territorio, e usciremo con nuove proposte che vanno proprio nella direzione di incrementare la produzione locale. È secondo me l’unica possibilità per ammortizzare gli aumenti preoccupanti dell’energia a mercato». La produzione idroelettrica è però a sua volta un po’ in crisi. Come va la vostra centrale? «La nostra centrale sul piano della Stampa solitamente copre circa un terzo del fabbisogno, ma quest’anno la produzione è stata ridotta a causa della meteo». Stangata in vista sulle bollette? «L’energia di quest’anno è già stata acquistata, dunque per il cliente finale non cambia niente. Per l’anno prossimo invece le cose potrebbero cambiare, quindi speriamo che l’idroelettrico sia più performante, ma a parte questo, stiamo lavorando per rendere sostenibile la condivisione dell’energia prodotta dai proprietari di immobili attraverso le fonti rinnovabili, come i pannelli solari.In questo modo le persone che faranno l’investimento del fotovoltaico sul proprio tetto, oltre a risparmiare sull’acquisto di energia, condividendo quella autoprodotta tra vicini di casa, potranno di pagare la tariffa di rete. Per esempio, al posto di, mettiamo 30 centesimi per chilowattora, se ne pagherebbero la metà. Il tentativo da parte nostra è quello di aumentare l’autosufficienza del territorio partendo dal basso».

Prezzi troppo bassi?

Una critica ricorrente è proprio quella di prezzi troppo bassi pagati ai privati che ‘versano’ nella rete la corrente prodotta coi loro pannelli solari. «Non è proprio cosi: i prezzi di ritiro sono regolamentati per legge, e dipendono dal prezzo medio di acquisto che abbiamo sul mercato. Non possiamo pagare l’energia dei privati né di più né di meno di quello che ci costa, ad esempio, l’elettricità che compriamo dalla Aet. Adesso, alzandosi i prezzi dell‘energia in generale, adegueremo anche i prezzi del ritiro di energia dai privati. Tuttavia, ripeto, l’autoconsumo è ancora più interessante proprio perché non ci sono costo di rete e tasse. Per questo spingiamo sulle comunità energetiche, che ufficialmente si chiamano ’Raggruppamenti ai fini del consumo proprio’. Noi abbiamo realizzato un progetto di questo tipo a Lugaggia, andando così a testare anche il raggruppamento orizzontale, cioè tra case singole confinanti e non all’interno di palazzi, riuscendo a mettere insieme circa 25 unità abitative, allacciate a un grande impianto fotovoltaico situato presso la scuola dell’infanzia, e ad altri privati che hanno i loro impianti. Così facendo si riesce ad utilizzare il 100% dell’energia prodotta dai pannelli all’interno dello stesso territorio. Ed è lì che bisogna puntare. Quello che vogliamo fare come azienda è agevolare questo tipo di investimenti, cioè finanziare noi l’impianto, mentre il cliente andrebbe a pagare un leasing. Questa soluzione non è ancora in vigore perché la stiamo sviluppando assieme alla Supsi, impiegando anche degli algoritmi per incentivare migliori abitudini di utilizzo. Tra l’altro a Berna si sta discutendo l’opportunità di aprire queste comunità anche a case non confinanti, ma situate per esempio nello stesso comune della stessa zona di produzione, per incentivare ulteriormente il fotovoltaico».

Pala eoilica

Per quanto riguarda l’eolico? «Non ci sono molti posti dove farlo, noi stiamo rivalutando la possibilità di installare una pala sopra l’alpe del Tiglio. Ai tempi questa soluzione venne scartata per motivi economici, ora stiamo valutando se riprendere questo discorso, sempre per dipendere meno dal mercato. Sarebbe interessante soprattutto per i mesi invernali, quanto naturalmente i pannelli solari danno meno energia».

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