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Le società partecipate riferiscano al legislativo

L’ex consigliere comunale Fulvio Pelli, relatore del rapporto della commissione, spiega le ragioni del confronto tra le aziende pubbliche e gli azionisti

Fulvio Pelli e alcune aziende che hanno una forma giuridica anonima, ma sono pubbliche
(Ti-Press/laRegione)
29 aprile 2024
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Meno politica nei Consigli di amministrazione delle società nelle quali Lugano ha la maggioranza delle azioni (a maggior ragione se le detiene tutte). Ci vogliono un controllo politico e persone competenti. Il rapporto della commissione speciale incaricata di esaminare il nuovo regolamento sulle entità partecipate della Città condivide l’impostazione del Municipio. Però, introduce novità importanti e sostanziali, come l’obbligo delle società pubbliche di rendere i conti di fronte al Consiglio comunale. Parliamo di Aziende Industriali di Lugano (Ail) Sa; Ail Servizi Sa; Avilù Sa; Casinò Lugano Sa; Trasporti Pubblici Luganesi (Tpl) Sa; Verzasca Sa. A Fulvio Pelli, consigliere comunale Plr nella passata legislatura e relatore del rapporto, abbiamo posto alcune domande.

Qual è l’episodio o il motivo che vi ha spinti a proporre che le partecipate pubbliche informino il Consiglio comunale?

Vi sono domande sulle attività delle partecipate della Città che non hanno trovato risposte: ad esempio il motivo dell’esplosione delle tariffe dell’elettricità di Ail: come mai le Ail Sa, che dispongono di una parte di elettricità di produzione propria e che operano in un cantone produttore di energia, hanno deciso aumenti così consistenti? Sembra che nel passato non abbiano sottoscritto accordi con Aet per l’acquisto di energia locale. Forse la società luganese non era contenta dei prezzi ed è andata sul mercato internazionale, poi però i costi a livello internazionale sono esplosi e con esse le tariffe a carico dei clienti, quindi dei luganesi? Quesiti come questo, senza mai una risposta, spiegano che c’è un problema di trasparenza intorno alla politica aziendale delle partecipate, che è stato ritenuto importante da tutti i membri della commissione. Sono aziende che generano cifre d’affari importanti a tutti i livelli, ma sono piuttosto sconosciute ai loro azionisti pubblici. La commissione ha ritenuto necessario un passaggio di informazioni più consistente e non ha ritenuto pertinente invocare segreti d’affari o la forma giuridica della società anonima per evitarlo. Neppure il Municipio sembra essere informato adeguatamente, visto che spesso risponde “no comment”.

Le attività di interesse pubblico di queste società non sono mai state discusse a livello politico, come avrebbe invece dovuto essere; tuttavia le fatture con le cifre accresciute sono arrivate a tutti i fuochi. Quale relatore del rapporto, ritiene che non sia giusto continuare nel modo attuale?

Non solo le Ail Sa, ma anche le altre aziende importanti dovrebbero informare di più il Municipio e in determinati casi anche riferire al Consiglio comunale. Se no, non si giustifica che svolgono compiti di interesse pubblico.

Per la redazione del rapporto avete preso spunto da quanto esiste già a livello cantonale?

Soprattutto per la proposta di creare una commissione permanente del Consiglio comunale. Abbiamo preso atto della realtà a livello di Gran Consiglio, che conosce le Commissioni di controllo del mandato pubblico. Non vedo quindi come si possa rimproverare la commissione in merito alle modifiche proposte al messaggio municipale. In Gran Consiglio ci sono commissioni speciali che tengono i rapporti con Banca Stato e Aet ed è una cosa positiva. Non è che ci sia un grande trasferimento di conoscenze tecniche, ma quella situazione permette un certo controllo. L’esperienza che avevo fatto, quale presidente di BancaStato, è stata quella di constatare che, con il dibattito interessante, i deputati diventavano un po’ più competenti nella valutazione delle attività delle società partecipate.

Quali sono gli argomenti a favore della proposta di scegliere rappresentanti al di fuori del legislativo comunale e di creare un’apposita commissione speciale per le partecipate?

Il requisito più importante per operare nella dirigenza delle aziende della Città è quello della competenza professionale, non quello dell’appartenenza politica, che è solitamente irrilevante. L’incompatibilità fra la carica politica e quella aziendale elimina ogni rischio di un potenziale conflitto di interessi tra l’ente politico di controllo e l’ente partecipato, a tutela sia del politico che dell’azienda. Istituire poi una commissione permanente che analizza i messaggi municipali sulle partecipate, significa creare maggiore competenza di valutazione in Consiglio comunale: qualche consigliere comunale diverrà un esperto e quindi sarà in grado di approfondire l’argomento. Ci sono aziende, come la Casinò Lugano Sa, che potrebbero creare qualche problema alla politica. Se capitasse una questione rilevante bisognerebbe che l’azionista conosca e possa eventualmente, nella misura del possibile, creare le premesse perché quel caso non si ripeta.

Per quali ragioni non avete incluso anche l’incompatibilità di un municipale quale membro di una partecipata? Perché avete ritenuto che i membri dell’esecutivo non debbano essere pagati se fanno parte di una società a maggioranza pubblica?

Abbiamo raccomandato di limitare il più possibile le situazioni di doppio ruolo, anche se in certi casi può aver senso che anche il municipale di riferimento sia membro di un organo della partecipata, soprattutto in quei casi in cui lo scopo di interesse pubblico della medesima sia particolarmente rilevante. Si otterrebbe una molto migliore informazione del municipale. Invece, non vedo le ragioni per pagare i rappresentanti del Municipio nelle società partecipate. L’attività svolta quale membro di organi di una partecipata appartiene ai compiti di interesse pubblico del municipale, retribuita quindi con l’indennità che gli spetta per quella funzione politica, che a Lugano è generosa.

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