Mendrisiotto

L'olivo ticinese, una realtà in forte espansione

L'associazione ‘Amici dell'olivo’ compie 20 anni. Ha contribuito al reinserimento di questa pianta e alla sua tutela alle nostre latitudini.

Il Presidente Claudio Premoli (Ti-Press/Pablo Gianinazzi)
4 settembre 2021
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L’olivo e la sua storia millenaria. Una pianta che sentiamo vicina alla nostra cultura ma che, erroneamente, ci capita a volte di non riconoscere come millenaria alle nostre latitudini. Una credenza sbagliata, dato che già diversi secoli fa i suoi arbusti popolavano le colline del nostro cantone. Ne sanno qualcosa i soci dell’associazione ‘Amici dell'olivo’, da vent’anni promotori di eventi e attività per la diffusione di questa pianta a sud delle Alpi. «Tra i primi scopi dell’associazione c’è quello di reintrodurre la pianta nel nostro cantone, dato che fino a trent’anni fa era quasi scomparsa», spiega a ‘laRegione’ il presidente e segretario Claudio Premoli. Lo abbiamo incontrato nel giardino di casa sua dove, come logico che sia, a farla da padrone sono diversi arbusti d’olivo di varie grandezze.

‘Vent’anni fa la svolta’

A far sparire quasi completamente questa pianta dal Ticino erano stati diversi periodi di gelo. Nel corso dei secoli le basse temperature avevano infatti ridotto la presenza di questa pianta sul territorio. «Una prima importante opera è stato il ripristino del ‘Sentiero dell'olivo’ a Gandria. La zona versava in condizioni critiche. Ora invece possiamo ritenerlo un gioiello per la regione, con la città di Lugano che se prende cura». I primi frutti, nel vero senso della parola, si sono visti nel 2003 con la raccolta di 20 chili di olive. Dopo i primi 8 anni di attività l’associazione, che ha sede a Rancate presso il presidente per statuto, ha vissuto un periodo di assestamento caratterizzato da un numero molto limitato di soci attivi. «Siamo arrivati a essere poco più di una ventina. Nel 2011 abbiamo quindi deciso di dare una svolta, cambiando il ritmo delle riunioni e aumentando il numero di attività proposte». Un cambio di rotta che ha dato i suoi risultati. Ad oggi sono infatti oltre 260 i membri, con uno zoccolo duro di appassionati che segue assiduamente ogni appuntamento. «Per noi è importante mantenere vivo il movimento, anche se ultimamente è stato difficile con tutte le restrizioni».

‘Tra degustazioni e raccolta’

Sono infatti molte le attività proposte dall’associazione. «Cerchiamo di organizzare qualcosa ogni mese. Un classico sono le degustazioni, dove ci appoggiamo a un esperto che per anni ha fatto questa attività come professione. Un altro momento molto importante durante l’anno è la raccolta, che come ‘Amici dell’olivo’ organizziamo per chi non ha un grande quantitativo», racconta Premoli. Dopo aver raccolto le olive, che non devono cadere al suolo, la popolazione può portarle ai punti di raccolta. «I litri di olio prodotti variano da anno in anno. Il 2020 è stato da record e siamo riusciti a dare almeno una bottiglietta a tutti i partecipanti». L'associazione si occupa anche d'importare, per chi è interessato, olivi dalla Toscana. «Si tratta di piante di ottima qualità, tutte certificate da uno dei migliori vivaisti italiani. L'ultimo ordine contava oltre 200 esemplari». 

‘Il censimento, da Pedrinate a Mairengo’

A tener impegnato Premoli e gli altri soci nell’ultimo anno c’è stato anche il censimento realizzato a livello cantonale, un lavora che ha seguito con grande interesse anche l’Ufficio federale dell’agricoltura. «È stato un’operazione lunga e faticosa. Ora però abbiamo un quadro della situazione, con oltre 7’500 piante censite. Un numero elevato per la nostra realtà. Si tratta per la maggior parte di piante che hanno meno di 30 anni, quindi relativamente giovani e in buona salute». La ricerca, diventata un rapporto dettagliato con grafici e statistiche, è avvenuto su base volontaria da parte di chi possiede una o più piante. «Questo mi porta a pensare che gli esemplari siano molti di più, magari anche 10mila. Il nostro lavoro comunque va avanti e tutti sono invitati ad annunciarsi se hanno un olivo in giardino», dichiara convinto il presidente. Dal censimento sono emersi anche dei dati interessanti: «l'olivo più a sud del Ticino si trova a Pedrinate, mentre quello più a nord è situato a Mairengo, sopra Faido. È un dato curioso, mostra come questa pianta sia davvero ben radicata nel nostro territorio».

‘Mancano i prodotti fitosanitari’

A complicare il lavoro è la scarsità di prodotti fitosanitari specifici, specialmente per quello che riguarda la lotta alla mosca dell'olivo. «Il brevetto per l'ultimo trattamento preventivo è andato in scadenza qualche anno fa e non è più stato rinnovato da chi lo produce. Questo per una questione di mercato, visto che solo in Ticino abbiamo questa pianta. Al momento abbiamo qualche prodotto, ma non così efficace come quelli del passato». Nonostante ciò lo stato di salute, con si può leggere nel censimento, non deve fare preoccupare con l'85% degli arbusti che risulta essere rigoglioso e sano.

‘Sognando un nuovo frantoio’

La realtà dell'olio ticinese resta comunque una goccia nel mare se la sia rapporta a quella delle nazioni limitrofi, su tutte Italia e Spagna. «Solo in Puglia ci sono 6 milioni di olivi. Nella nostra regione parliamo di un prodotto di nicchia, che spesso non arriva nemmeno sul mercato ma viene utilizzato direttamente da chi lo produce». Nel nostro cantone sono quindi solo due i frantoi presso i quali è possibile trasformare i frutti in olio e la loro capacità e minima. Uno appartiene a un imprenditore privato, mentre l'altro è di un socio dell'associazione. «Il tema di un nuovo frantoio sarà sicuramente da affrontare. La speranza è quella di poter continuare ad avere delle strutture in Ticino e non dover ricorrere alla vicina penisola, con tutti i problemi che questo prodotto ha alla dogana», conclude Premoli. Per maggiori informazioni: www.amicidellolivo.ch.  

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