Ticino

Lotta all’ultimo sottovaso

Per contenere la zanzara tigre si guarda anche ai cimiteri. L’esperta: ‘Uno dei luoghi più a rischio’

19 giugno 2018
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“Vietato l’uso di sottovasi a causa del problema della zanzara tigre”. Il cartello è ben visibile sull’inferriata del cimitero di Minusio. «Non ci si pensa mai, ma i campisanti sono uno dei luoghi più prolifici per le zanzare» rileva Eleonora Flacio, responsabile del settore ‘vettori’ al Laboratorio di microbiologia applicata della Supsi.

In questo senso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana ha promosso la posa di questi avvisi in alcuni luoghi del cantone. «Nei cimiteri sono molti i contenitori incustoditi che possono raccogliere acqua e fornire così un habitat ideale allo sviluppo delle larve». Assieme a orti e giardini privati sono i luoghi più a rischio, dove l’insetto venuto dai tropici – e ormai stabilitosi in via definitiva in Ticino – trova più facilmente dove svilupparsi. Qui è quindi indispensabile porre la massima attenzione e attuare in modo sistematico le misure preventive più adeguate.

«Dobbiamo abituarci: la zanzara tigre è arrivata per restare e non è pensabile di riuscire a debellarla, anche perché il clima da noi è ormai simile a quello tropicale – annota Flacio –. L’unica possibilità è contenerla». Come? Evitando di creare zone di ristagno dell’acqua e – a partire da maggio – trattando con appositi prodotti biologici, in vendita nei grandi magazzini, quei punti di ristagno che non possono essere eliminati. Da tenere sotto controllo sono in particolare i paletti bucati (da riempire con sabbia), i buchi nei muri (in particolare quelli esposti alle intemperie dove il ristagno è molto probabile), le basi degli ombrelloni e gli innaffiatoi. Innaffiatoi che dovrebbero essere sempre tenuti girati al contrario. «Se si riesce a individuare tutti i punti critici, è possibile non dover fare i conti con le zanzare», rileva l’esperta. Basta però mancarne uno e l’infestazione è praticamente garantita: «Ad esempio, io stessa l’anno scorso non mi ero accorta di una fessura in una sabbiera di plastica: tanto è bastato».

Se i trattamenti non vengono eseguiti per tempo – ovvero in maggio e giugno, quando la popolazione di zanzare è nettamente minore –, la lotta diventa più difficile ogni settimana che passa: «Non è mai troppo tardi per iniziare, ma attendere il picco massimo di diffusione, tra fine luglio e settembre (quando ci si accorge della loro presenza fastidiosa), significa rischiare di essere riempiti di punture. Meglio intervenire ora, quando le popolazioni sono tutto sommato contenute».

L’intervento dei privati è dunque indispensabile per la lotta al fastidioso insetto. Lotta che, su suolo pubblico, viene condotta dai Comuni, in collaborazione con la Supsi: «Quest’anno i trattamenti sono stati più difficili a causa dei temporali che hanno lavato buona parte dei 150mila tombini disinfestati da inizio maggio», commenta Flacio. Le acque impetuose hanno comunque portato via, assieme ai trattamenti, una certa quantità di larve, dando un colpo di mano alla campagna preventiva. Preparazione che passa anche dai sottovasi dei cimiteri.

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