Ticino

Dal Cantone nuovi incentivi per la svolta energetica

Claudio Zali (Dt) presenta i tre messaggi del governo: 50 milioni di franchi fino al 2025, il doppio di quanto concesso finora. ‘Bene gli scioperi, ma noi ci siamo’

Ti-Press
6 ottobre 2020
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«Quando vedo i giovani che protestano in piazza e che organizzano scioperi per il clima sono contento, perché vuol dire che da parte loro c'è la giusta attenzione per questi problemi. Ma non passi il messaggio che il Cantone non fa nulla, non è vero: noi già oggi siamo nel gruppo di testa dei Cantoni, qui vogliamo rimanere, e adesso raddoppiamo lo sforzo economico per i prossimi cinque anni. Facciamo una politica a lungo termine: senza clamore, ma lo facciamo». Sarà pure senza clamore, come dice il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali. Ma l'investimento è notevole.

Un credito cantonale netto di 50 milioni di franchi per il periodo 2021-2025, che con i contributi della Confederazione arriverà a 130 milioni, per accelerare la svolta energetica e climatica del Canton Ticino. Obiettivo: andare verso una società rinnovabile al 100 per cento. È questo il percorso che ha deciso di tracciare - o meglio, continuare a tracciare - in materia ambientale ed energetica il Dipartimento del territorio con tre messaggi governativi, licenziati la settimana scorsa e presentati oggi alla stampa. Un percorso che passa dalla modifica della Legge cantonale sull'energia (Len), dal rinnovo dei prelievi sulla produzione e consumo d'energia elettrica a favore del Fondo per le energie rinnovabili (Fer) con un credito straordinario di 5 milioni per alimentarlo, e dal credito quadro di 50 milioni per la continuazione del programma di incentivi. «Si trattava di sancire la prosecuzione e il rilancio della politica energetica e ambientale» spiega Zali. Che aggiunge: «Non ci sono rivoluzioni, ma misure a lungo termine. Alcuni obiettivi che ci siamo posti più di 10 anni fa sono stati già raggiunti e superati, come ad esempio la produzione di energia fotovoltaica. Adesso vogliamo essere ancora più ambiziosi, e ottenere di più». Vale a dire, riprende il direttore del Dt, «dipendere meno da combustibili fossili e produrre in misura maggiore dell'energia rinnovabile». Il tutto «senza nuove tasse ma con più incentivi». Nel complesso, per Zali, «si tratta di un pacchetto equilibrato che oltre a perseguire un beneficio ambientale a lungo termine, vuole stimolare fortemente dei nuovi investimenti nel settore delle energie rinnovabili: vengono immessi soldi che producono un effetto leva con investimenti del privato a vantaggio dell'ambiente ma anche dell'economia settoriale. In un momento di difficoltà vogliamo produrre una sorta di effetto anticiclico anche in questo settore».

Incentivi mirati alla conversione delle energie di origine fossile 

L'indotto lo quantifica il direttore della Divisione dell'ambiente Sandro De-Stefani, e non è indifferente: «Tra gli 800 e i 900 milioni di franchi in cinque anni». A fronte di un investimento da parte del Cantone che raddoppia. Se finora si è trattato di 5 milioni annui, il credito sarà, si diceva, di 10 milioni di franchi annui «per accelerare la svolta energetica e climatica». Incentivi che, annota De-Stefani, «saranno mirati ad aumentare l'efficacia ed efficienza energetiche, la produzione e distribuzione di energia termica da fonti indigene rinnovabili e la conversione delle energie di origine fossile, sostituendo ad esempio gli impianti a olio con una termopompa». Proprio gli edifici, annota il direttore della Divisione dell'ambiente, saranno assieme ai trasporti e all'industria saranno al centro dell'azione futura.

Nel concreto, spiega il capo della Sezione della protezione dell'aria, dell'acqua e del suolo Giovanni Bernasconi, si tratterà di dare incentivi – «con queste cifre pensiamo 1'500-1'600 l'anno» - per «il risanamento del parco immobiliare esistente, le nuove costruzioni ad elevato standard energetico, conversione di impianti a combustibili fossili o elettrici diretti, produzione e consumo di energie rinnovabili». Quali? Sono varie. Si va dalle pompe di calore alla legna, dal solare termico alla biomassa. Ma un'attenzione particolare viene data al pellet: «Incentiveremo i sistemi che usano questo materiale poiché è meno problematico della legna a livello di emissioni». Il tutto con degli obiettivi chiari: «Entro il 2050 una riduzione globale dei consumi di circa il 35% in rapporto al 2010 e una riduzione delle emissioni di Co2 di circa il 70% in confronto sempre al 2010».

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