Ticino

Media, Bertoli: Un peccato il no, ora le Camere tornino sul tema

Il presidente del governo esclude un piano cantonale di aiuti dopo lo stop al pacchetto, ma ‘si rifletta sugli aspetti non contestati dal referendum’

Ti-Press
13 febbraio 2022
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«È un peccato che sia uscito questo risultato, anche se tutti gli esiti delle votazioni popolari vanno evidentemente accettati». Commenta così alla ‘Regione’ il Presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli l’esito del referendum che ha bocciato il pacchetto di aiuti per i media. Presidente di un governo che si era espresso all’unanimità a favore del pacchetto a sostegno dei media, nella convinzione che si trattasse, si leggeva nel comunicato stampa dell’Esecutivo, “di un intervento giustificato per assicurare al sistema dei media la necessaria pluralità di voci, che – accanto all’essenziale ruolo dell’emittente pubblica – contribuiscono al buon funzionamento della nostra democrazia diretta. Il progetto assume una rilevanza particolare per il Ticino – e per l’intera Svizzera italiana – perché permetterebbe di rafforzare realtà commerciali che attualmente soffrono, a causa dell’esiguità numerica del loro pubblico di riferimento, e che grazie alle nuove sovvenzioni potranno garantirsi un futuro a lungo termine”.

‘Un grosso tema era il sostegno ai grandi editori, che non riguarda il Ticino’

Un appello inascoltato, anche in Ticino. «Lo scopo di questo pacchetto era garantire la pluralità dell’informazione abbinata alla qualità dell’informazione – riprende Bertoli –, a questo punto credo che sia necessario che le Camere federali tornino sul concetto per vedere se è possibile recuperare elementi che non erano contestati». Nel senso che, prosegue il presidente del governo, «un grosso tema per i referendisti era l’aiuto destinato anche ai grandi gruppi editoriali della Svizzera tedesca, che chiaramente non tocca realtà come quella del Canton Ticino. Quindi occorre trovare più consenso all’interno del parlamento federale, estendendo la legge attuale e i sostegni attuali sugli aspetti non contestati di questo referendum».

‘Il tema è federale’

La politica federale ha tempi a volte lunghi. Nel frattempo, considerata l’emergenza, è ipotizzabile una soluzione con un piano cantonale, come è stato annunciato accadrà nel Giura, a Vaud e nei Grigioni? Bertoli è netto: «Non credo sia immaginabile. Primo, perché noi in Ticino abbiamo già problemi finanziari non da poco, e il 15 maggio si voterà un referendum finanziario sul rientro verso il pareggio di bilancio, a seconda di cosa dirà il popolo, tagliando le spese od operando su più fronti. Secondo, bisogna tenere conto del dato ticinese, che a stretta maggioranza si è comunque dichiarato contrario». Anche perché, afferma ancora il direttore del Decs, «il tema è federale, le particolarità regionali sono un elemento svizzero, non dei soli cantoni. Anzi, un intervento cantonale darebbe fiato a chi a Berna non vuol far niente». Manuele Bertoli è anche presidente del Forum per l’italiano in Svizzera, «e in questa funzione ho sempre evitato di dar voce a chi ragionava in termini di problemi di italianità che vanno risolti in Svizzera italiana. Il problema delle lingue nazionali è un problema nazionale, non bisogna rintanarci nel cantone».

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