Ticino

‘Coabitazione primo e secondo grado, decisione infausta’

Stabile Efg, l'Associazione giuristi democratici boccia la prevista presenza del Tribunale penale e della Corte d'appello sotto lo stesso tetto

Questione annosa
(Ti-Press)
15 febbraio 2024
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“Per ora” non entra “nel merito del dibattito” su opportunità e sostenibilità dell’acquisto dello stabile Efg a Lugano, perno della prevista ‘Cittadella della giustizia’, comprensiva fra l’altro del vicino Palazzo di giustizia, del quale è stata prospettata la ristrutturazione. Del resto riguardo agli aspetti finanziari dell’operazione avrà la possibilità di pronunciarsi quando fra qualche settimana la campagna in vista del voto popolare (la data non è stata ancora fissata) sull’investimento/spesa di un’ottantina di milioni di franchi decollerà, dopo la recente duplice decisione della maggioranza del Gran Consiglio: sì all’acquisizione dell’immobile, sì però anche al Referendum finanziario obbligatorio con conseguente chiamata alle urne dei cittadini, ai quali spetterà pertanto il verdetto definitivo. Oggi l’Associazione giuristi/e democratici/che Ticino (Agdt) interviene ma per un discorso più ampio. Quello cioè sulla riforma dell’apparato giudiziario cantonale, al centro del programma governativo (concepito dal Dipartimento istituzioni), poi arenatosi, denominato ‘Giustizia 2018’. Scrive l’associazione: “Appare urgente notare che l’acquisizione di un nuovo Palazzo di giustizia (lo stabile Efg, ndr), di cui si parla da anni, avrebbe dovuto essere l’occasione per aprire gli Stati generali del sistema giudiziario ticinese e costruire un’organizzazione giudiziaria al passo coi tempi”. In altre parole “era il momento per un progetto organico, che trovasse consenso sul territorio. Nulla di tutto questo è successo. Anzi, potremmo dire che proprio l’acquisto dello stabile Efg rappresenta un inaspettato peggioramento di una situazione già ampiamente migliorabile”.

‘Garantire la più alta imparzialità di giudizio’

Il riferimento dell’avvocato Martino Colombo, segretario dell’Agdt, e dei copresidenti dell’associazione Elisabetta Colombo (MLaw) e Filippo Contarini, dottore in diritto e ricercatore in storia del diritto, è alla futura presenza, secondo gli intendimenti di governo e maggioranza parlamentare, del Tribunale penale cantonale e della Corte di appello e di revisione penale sotto il medesimo tetto, quello dell’immobile Efg. “Governo e parlamento – annotano – hanno preso la decisione infausta di mettere sotto lo stesso tetto il Tribunale penale cantonale (prima istanza penale) e la Corte d’appello e revisione penale (seconda istanza penale), ora uno a Lugano, l’altra a Locarno”. Per l’Agdt, si sarebbero così disattese “le regole di precauzione in relazione alla divisione dei poteri, che garantiscono il rispetto dei diritti fondamentali di cittadine e cittadini confrontati con la giustizia”. L’Associazione giuristi/e democratici/che non ha dubbi: “Tener separate le due autorità permette infatti un approccio più distaccato al caso e quindi garantisce la più alta imparzialità di giudizio”.

‘Due gli errori politici'

Rincara l’Agdt: “Gli errori politici sono stati due. Da un lato governo e parlamento si sono discostati dalla recente decisione del Consiglio federale di separare la Corte di appello dal resto del Tribunale penale federale, proprio per motivi di indipendenza di giudizio (la Corte di appello sarà trasferita nel nuovo Pretorio di Bellinzona)”. La scelta ticinese di collocare le due autorità giudiziarie, ovvero primo e secondo grado, nel medesimo edificio, quello appunto dell’Efg, “risulta già solo per questo una retromarcia invece che un progresso”. E ancora: “Per uno strano retaggio storico, in Ticino il Tribunale penale cantonale è ancora parte del Tribunale d’appello, proprio come la Corte d’appello e revisione penale. Si tratta – rileva l’associazione – di una situazione spinosa nota da anni, per cui non si sa più chi è il controllore e chi il controllato”. Ed evidenzia: “Che per un periodo si possa soprassedere al pastrocchio è comprensibile. Ma giungere al 2024 e riunire le due camere del Tribunale addirittura sotto lo stesso tetto senza risolvere il problema ha dell’incredibile. Anche in questo caso, la situazione va migliorata, a sostegno del credito della Magistratura”.

Il Gran Consiglio congelò nel 2014 la proposta governativa

La coabitazione fra la Corte di appello e revisione penale (Carp) e il Tribunale penale cantonale (Tpc) è indubbiamente una questione nota da tempo. Nel dicembre del 2012 il Consiglio di Stato aveva comunque varato il messaggio, elaborato dal Dipartimento istituzioni diretto da poco più di un anno dal leghista Norman Gobbi, che proponeva di scorporare fisicamente ma soprattutto istituzionalmente il Tpc, autorità giudiziaria di primo grado, dal Tribunale d’appello, con relativa separazione dalla Carp, autorità giudiziaria di secondo grado. Nella seduta del 5 maggio 2014 il Gran Consiglio decise tuttavia di seguire le indicazioni del rapporto commissionale (relatrice la liberale radicale Giovanna Viscardi) e quindi di congelare la proposta governativa in attesa di avere un quadro complessivo della già allora prospettata riforma del sistema giudiziario. Di qui l’invito al Consiglio di Stato a “presentare un messaggio omnicomprensivo, chiaro e definitivo, una volta conclusi i lavori del gruppo di studio ‘Giustizia 2018’”. Come detto, il progetto ‘Giustizia 2018’ si è arenato. E la questione dello scorporo è sempre nel freezer, anche in quello del Gran Consiglio.

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