Giovanni Segantini non fa comodo ai nuovi razzismi e localismi, siano essi di qua o di là o all’interno dei confini regionali. La mostra a Palazzo Reale di Milano fa ben vedere come il suo lavoro fosse interessato alla pittura e al potere di questa molto più che ai soggetti trattati e che la sua ascensione alla montagna è il frutto di un’aspirazione alle condizioni ideali per poter lavorare, cioè per poter rappresentare così come egli sentiva la realtà. Trovo interessante prendere nota di questo aspetto in un periodo in cui ci sono persone e istituzioni che decidono se un bambino è più o meno bambino a seconda di come lo si possa radicare in un ambito territoriale. Un artista come Segantini, anche se i soggetti delle sue opere sembrano voler celebrare una realtà territoriale, è...