Arte

Al m.a.x.museo i treni oltre la grafica

Una mostra per scoprire attraverso manifesti, opere d’arte e oggetti d’epoca e di design come la ferrovia ha cambiato la società

Adriana Bisi Fabbri Locomotiva 1911
10 ottobre 2021
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Il tema dell’esposizione al m.a.x.museo di Chiasso è chiaro prima ancora di entrare: dall’ampia vetrata si intravede infatti il “modellino” – è in scala 1 a 10, fate voi le proporzioni – di quello che è stato il primo treno a vapore svizzero. I treni, quindi, esplorati attraverso “arte, grafica e design” come recita il titolo della mostra che si inaugura oggi alle 16 al Cinema Teatro e che sarà visitabile fino al 24 aprile 2022. Ma sarebbe meglio dire che a essere esplorati non sono i treni, ma il mondo nuovo che lo sviluppo della ferrovia ha portato e che oggi ci è difficile immaginare. Giustamente magnifichiamo le gallerie di base di Ceneri e San Gottardo, ma i vantaggi che portano in termini di tempo si misurano in minuti e ore: per le prime linee ferroviarie si può parlare di giorni e soprattutto di viaggi in sicurezza e comodità.

Dietro il modello della prima locomotiva a vapore troviamo un celebre manifesto realizzato da Gabriele Chiattone: una figura femminile che tiene insieme la rete ferroviaria europea con al centro la Gotthard-Bahn. Iniziamo così a capire cosa abbia significato, il treno, nella ridefinizione del territorio e della società. Il percorso prosegue poi nelle varie sale con altri manifesti – molti dei quali, cosa inusuale, esposti senza essere sotto vetro, visibili come lo erano in originale –, spesso accompagnati dai bozzetti originali degli autori, e poi oggettistica di design, dépliant, cartoline, tra opere d’arte e curiosità come l’abbonamento generale di “Monsieur le général Henri Guisan”.

Un progetto interessante che non si limita a raccogliere manifesti e altri oggetti, ma riesce a mostrare e raccontare da più punti di vista la storia della “strada ferrata”. La complessità del lavoro svolto dai curatori – la direttrice del m.a.x.museo Nicoletta Ossanna Cavadini e Oreste Orvitti, direttore del Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, Napoli-Portici – è testimoniata anche dalle numerose collaborazioni, da istituzioni come il Museo dei trasporti di Lucerna e la FFS Historic di Windisch a importanti collezionisti privati.

Un mito di progresso

Velocità, sicurezza, comfort. In una parola: progresso. Non stupisce che i Futuristi amassero il treno – le “locomotive dall’ampio petto” sono infatti citate nel celebre manifesto di Filippo Tommaso Marinetti –, ma l’influenza della ferrovia non si limita certo a loro. Nella prima sala del m.a.x.museo abbiamo un piccolo ma significativo assaggio di come l’arte abbia abbracciato il treno con opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Aligi Sassu, Adriana Bisi Fabbri oltre che del già citato Marinetti. Molto interessante la “pagina parolibera” di Depero, dove il treno viene scomposto in suoni e parole.

A far da contrappunto alla sperimentazione artistica, troviamo i primi, classici e rassicuranti, manifesti con le loro idilliache rappresentazioni di luoghi ameni. Classici nel loro presentarci, ad esempio, il treno come luogo d’amore, ma in realtà rivoluzionari quanto a cambiamenti sociali, in quanto segnavano l’avvento del turismo. Viaggiare era un piacere, come ricordano anche gli interni di un vagone di prima classe, un vero e proprio salotto. Numerosi gli oggetti d’epoca esposti, alcuni allestiti con un gusto artistico che ne fanno praticamente un’installazione come i segnali ferroviari che troviamo al piano superiore del museo.

Tornando al percorso espositivo, dopo i primi viaggi turistici si prosegue con i grandi trafori come quelli del Gottardo e del Sempione. Qui i manifesti che raffigurano il superamento delle barriere geografiche unito a una certa “fratellanza di popoli” che ritroviamo anche nelle altre sale, quando con l’avvento dei Wagons-Lits l’Europa sembra abbattere i propri confini. Stupisce, pensando alla sofferenza di chi oggi intraprende viaggi simili, vedere un manifesto che pubblicizza il tragitto Londra-Baghdad con lo slogan “Safety, Rapidity, Economy”.

Meno esotico ma altrettanto suggestivo, il ruolo del treno nel turismo svizzero, dai tipici paesaggi alpini che troviamo su numerosi manifesti all’abbinamento con gli sport invernali, altra novità del tempo libero: di nuovo, la storia della ferrovia si intreccia con quella dei costumi.

Nell’ultima sala particolare attenzione viene riservata al design delle Ferrovie federali svizzere: dal logo realizzato negli anni Settanta da Hans Hartmann – archiviando la ruota alata che tanto spesso si è incontrata nei manifesti d’epoca – al celebre orologio ai pittogrammi utilizzati nelle stazioni.

Oltre il museo

Siamo a Chiasso e la presenza di una mostra sul treno non può limitarsi agli spazi del m.a.x.museo ignorando quello che la ferrovia ha significato per la cittadina di confine, iniziando ovviamente dalla stazione internazionale – inaugurata nel 1932, quando l’importanza economica di Milano ha affermato l’asse di Chiasso rispetto agli altri. Un’evoluzione storica che è possibile ripercorrere attraverso le immagini presenti in numerose cartoline storiche che troveremo, appunto, non solo nel m.a.x.museo, ma anche altrove.

Alcune fotografie e cartoline sono esposte anche nella biblioteca di Chiasso e un’ulteriore sezione fotografica sarà ospitata, a partire dal 23 ottobre, all’interno della stazione ferroviaria di Chiasso.

Sempre la stazione, e in particolare l’area esterna del fascio ferroviario – con i binari morti usati nel primo dopoguerra per il controllo del bestiame – diventerà una zona espositiva di carrozze storiche provenienti da musei svizzeri e italiani durante tre fine settimana (le date saranno annunciate sul sito www.centroculturalechiasso.ch).

Per quanto riguarda il catalogo, l’esposizione è abbinata a due pubblicazioni: la prima, più completa, vede 280 immagini e saggi di Stefano Maggi (“La strada ferrata: nascita di un nuovo mezzo di trasporto rivoluzionario”), Luigi Sansone (“Il treno, mito dei futuristi”), Mario Piazza (“Il fascino della ferrovia, storie di grafica”), Roberto Scanarotti (“Il treno nella cinematografia, un rapporto indissolubile”), Clive Lamming (“Wagons-Lits: l’espressione del lusso sui binari”), Nicoletta Ossanna Cavadini (“La comunicazione grafica della ferrovia, tra orari, manifesti e logo”), Remigio Ratti (“La ferrovia nella storia dei trasporti svizzeri: una lettura strategica”) e Mike Robinson (“Il futuro: fra alta velocità e treni verticali”). La seconda pubblicazione è una sorta di “mini-catalogo” con una selezione di immagini storiche della stazione internazionale di Chiasso e un testo di Nicoletta Ossanna Cavadini.

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