Società

I dubbi mal posti di Roberto Ostinelli

Il controverso dottore olistico presenta una petizione per cambiare politica sanitaria sul Covid. Ma il dibattito merita di meglio

Vediamoci chiaro
25 dicembre 2020
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Il dottor Roberto Ostinelli, medico esperto in terapie bioenergetiche e quantistiche, cure olistiche e altre pratiche dal forte sospetto di pseudoscientificità, ha presentato una petizione al Consiglio di Stato per chiedere “una nuova e giustificata politica sanitaria” sulla pandemia.

È difficile non essere d’accordo sulla necessità di avviare “un dibattito politico etico e costruttivo”, mettendo in discussione i provvedimenti delle autorità, la comunicazione alla popolazione, l’informazione che i media hanno fatto e continuano a fare. Il problema è che allo stesso tempo è difficile essere d’accordo su tutto il resto del documento di una trentina di pagine presentato da Ostinelli, infarcite di inesattezze che è difficile decidere se attribuire a superficialità o malafede.

Se ne discutiamo qui, tuttavia, non è per difendere un non meglio precisato pensiero unico attaccando ogni voce contraria, ma al contrario proprio per creare spazio a quel dibattito “etico e costruttivo” che apparentemente sta a cuore anche a Ostinelli e agli altri firmatari della petizione. Per questo motivo non mi soffermerò tanto sulle affermazioni di Ostinelli, piuttosto sulle argomentazioni e le fonti da lui portate per sostenere queste affermazioni. Perché è lecito avere dubbi sull’effettiva utilità delle mascherine, sull’affidabilità dei test PCR (i cosiddetti tamponi) o sull’efficacia dei vaccini, così come è lecito interrogarsi sul ruolo preventivo della vitamina D. Ma sono tesi che andrebbero difese senza citare fonti che affermano l’esatto contrario di quel che si dice.

L’asimmetria della certezza

Prima di entrare nei dettagli, una premessa: nel documento di Ostinelli si nota una certa “asimmetria dei requisiti”.

Quanto prevede l’attuale strategia deve avere una certezza quasi assoluta, senza nessuna controindicazione o margine d’errore, mentre per le affermazioni di Ostinelli spesso non vengono neanche prese in considerazione spiegazioni alternative e magari neanche servono prove (come quando si attribuiscono all’uso delle mascherine gravi conseguenze psicosociali). Certo da una parte abbiamo delle proposte, dall’altra delle misure anche pesanti imposte della autorità: chiaro che in quest’ultimo caso si vogliano prove più solide. Aspettarsi certezze assolute è però un errore: bisogna convivere con l’incertezza, il che non significa la totale ignoranza di quel che potrebbe accadere, ma valutare possibili scenari e scegliere in base a quelli.

C’è anche una certa asimmetria per quanto riguarda i conflitti di interesse: mentre le questioni economiche dietro i test PCR e i vaccini dovrebbero farci sospettare della loro utilità, il giro d’affari, e di lobbying, che sta dietro i test e gli integratori per la vitamina D non viene neppure citato. (A scanso di equivoci: non sto affermando che Ostinelli tragga vantaggi economici diretti o indiretti indicando la vitamina D come terapia preventiva per il Covid).

Se queste sono prove

La documentazione di Ostinelli inizia col botto: “Il virus SARS-CoV-2 non è mai stato veramente isolato!”. La prova che smentirebbe le affermazioni di numerosi ricercatori quale sarebbe? Due documenti, uno della Commissione europea e l’altro dei Cdc statunitensi (i Centers for Disease Control and Prevention che per Ostinelli diventano Center, al singolare, ma lasciamo da parte le numerose sciatterie del testo) in cui si afferma che al momento non sono disponibili isolati del virus 2019-nCoV quantificati. Esatto: “al momento” (e ci si riferiva alle prime fasi della pandemia) e “quantificati”, quindi anche allora di isolati non quantificati di virus erano eccome disponibili.

Ostinelli prosegue affermando che non è neanche dimostrato che il virus provoca la malattia, dal momento che “i 4 postulati di Koch (…) non sono mai stati verificati”. Gentilmente fornisce anche un link a questi criteri teorizzati nell’Ottocento, una pagina di Wikipedia in cui si legge che “hanno evidenti limiti sperimentali”.

Ad ogni modo, pur non essendo mai stato isolato per Ostinelli, è certo che il nuovo coronavirus è stato realizzato in laboratorio. La prova in un singolo articolo che peraltro mette bene in chiaro fin dal titolo che “non esclude” l’origine artificiale. Siamo alla situazione dove una persona non esclude la possibilità di volerci sposare e noi iniziamo a mandare inviti.

Il documento prosegue poi con un’analisi della mortalità in Svizzera e a livello internazionale che prima afferma che il tasso di mortalità nel 2020 è addirittura più basso che negli anni passati, poi attribuisce il numero di morti per coronavirus alle politiche sanitarie dei “paesi più civilizzati”. Tralasciando l’espressione un po’ imperialista nei confronti di Paesi asiatici e africani, è vero che ci sono grosse differenze nella mortalità, ma ci sono anche altre spiegazioni possibili (e più convincenti pensando che test e mascherine sono parte della strategia in diversi Paesi asiatici), come la diversa struttura socioeconomica e anagrafica.

Arriviamo alle mascherine il cui uso sarebbe “controverso e forse dannoso”. Effettivamente, tutti ci ricordiamo che all’inizio della pandemia erano consigliate solo in particolari situazioni mentre adesso si è passati a raccomandazioni e obblighi più estesi. E del resto, viste tutte le variabili che sono in gioco (il tipo di mascherine, come vengono usate, in che situazioni) è difficile organizzare studi che abbiano conclusioni certe; ci si deve accontentare delle indicazioni che comunque emergono e basare sui dati a disposizione le politiche sanitarie. Da notare che a Ostinelli per sostenere la dannosità delle mascherine basta un semplice grafico con il numero dei contagi nei Paesi con o senza obbligo di mascherina.

Numero di contagi comunque non affidabile perché i test PCR presenterebbero grossi problemi. Che presentino dei limiti è cosa ben conosciuta (e presa in considerazione nelle campagna di test), che i dati siano “enormemente gonfiati” è un altro discorso, tra l’altro poco compatibile con i Paesi dove per certi periodi il tasso di test positivi era sotto l’1 per cento: ci fossero così tanti falsi positivi, dovremmo sempre avere percentuali alte. Anche qui, qualche problema con le fonti e Ostinelli a riprova dell’inutilità di fare tanti test perché poco affidabili, cita un articolo del ‘New York Times’ in cui si afferma che bisognerebbe aumentare il numero di test introducendo anche quelli rapidi nonostante siano meno affidabili.

L’inutilità di test e mascherine è controbilanciata dalla vitamina D il cui “potere preventivo, immunoregolatore” è dimostrato “senza ombra di dubbio” da decine di studi che Ostinelli elenca. Leggendo alcuni abstract, troviamo numerosi “ulteriori studi sono necessari” e qualche “non ci sono abbastanza prove”. Ci sono invece prove delle conseguenze per la salute dovute alla carenza di vitamina D, in genere sintetizzata dalla pelle esposta al sole. Il che può essere un problema, se si è chiusi in casa per il lockdown: per questo le autorità britanniche distribuiscono integratori, non perché aiuterebbe a prevenire il Covid come Ostinelli lascia intendere citando ‘Guardian’ e Bbc.

Il documento prosegue con i vaccini, dove la più che condivisibile richiesta di trasparenza sui dati delle sperimentazioni diventa motivo di diffidenza e per chiedere una moratoria. Tanto basta un po’ di vitamina D.

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