Estero

L'Iran ricorda Khomeini: 'Gli Usa stiano alla larga!'

È il monito lanciato dall'ayatollah Ali Khamenei a pochi giorni dall'apertura al dialogo "senza precondizioni" del segretario di Stato Mike Pompeo

4 giugno 2019
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Khomeini ha insegnato all'Iran "la resistenza e il rifiuto di arrendersi di fronte agli ostacoli e ai problemi". Davanti alla folla riunita nel mausoleo dell' 'Imam' a Teheran per il trentennale della sua morte, il suo successore alla Guida della Repubblica islamica ne rievoca la lezione per chiudere la porta alle lusinghe negoziali americane.

"Che gli Usa ci stiano alla larga, che non si avvicinino", è il monito lanciato dall'ayatollah Ali Khamenei nel suo discorso alla nazione, a pochi giorni dalla promessa di un dialogo "senza precondizioni" avanzata dal segretario di Stato Mike Pompeo.

Un messaggio chiaro che la tv iraniana ha incorniciato mostrando tra gli astanti il volto impassibile del presidente Hassan Rohani, artefice insieme al ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif dell'accordo sul nucleare firmato con Barack Obama e oggi ancora propenso a trattare con Washington.

"Trump ha detto che l'Iran può prosperare anche con l'attuale dirigenza, ma questo fa parte dei soliti trucchi, e queste furbizie con noi non funzionano", ha affermato secco Khamenei, secondo cui la stessa elezione del tycoon è stata "un segnale della crisi politica negli Stati Uniti". Dalla folla si alzano le grida di "Morte all'America" e "Morte a Israele", mentre Rohani resta glaciale accanto al presidente del Parlamento Ali Larijani.

Il confronto plastico tra le due anime dell'Iran va in scena davanti alle telecamere mentre dalle migliaia di uomini, bambini e donne in chador nero che circondando la monumentale tomba dell'imam Khomeini giungono le urla a sostegno della "resistenza": "Nessun compromesso, nessuna resa, combattere l'America".

Slogan a cui Khamenei risponde con una precisazione: "Attenzione, non ho detto combattere, ho detto resistere e non arretrare davanti al nemico", e per questo "è molto importante la deterrenza" garantita dalla "forza difensiva e preventiva, inclusa la tecnologia missilistica".

Il messaggio è quello costantemente ribadito dalle autorità della Repubblica islamica: non saremo noi ad attaccare, ma in caso di guerra siamo pronti a difenderci.

Nel suo lungo discorso, l'ayatollah allarga il campo al ruolo dell'Iran nella regione. "Non accetteremo la tirannia e l'oppressione, ma al contrario sosterremo gli oppressi. Oggi la resistenza è diffusa nella regione, ma ciò non significa che abbiamo esportato la rivoluzione islamica", sono gli altri Paesi ad averne seguito l'esempio, prosegue Khamenei, respingendo le accuse americane di una penetrazione militare in Medio Oriente attraverso le milizie fedeli all'Iran, dal Libano alla Siria.

Al contrario, dice, sono "gli Stati Uniti che difendono costantemente i crimini del regime sionista", mentre l'Arabia Saudita "si piega agli Usa" in cambio del denaro e abbandona per questo anche la causa palestinese.

"La resistenza ha un prezzo - ammette la Guida suprema di fronte a un Paese economicamente piegato dalle sanzioni americane - ma quello che paga chi si arrende è molto più alto".

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