Con il suo ex ministro Comin, l'ex presidente della Catalogna indipendentista è entrato al Parlamento europeo. Erano stati eletti sette mesi fa
Sette mesi dopo la loro elezione, sono entrati al Parlamento europeo. L'ex presidente catalano Carles Puigdemont e il suo ex ministro Toni Comin, entrambi fuggiti in Belgio all'indomani del tentativo di secessione nell'autunno del 2017, hanno vinto oggi la loro battaglia: sono europarlamentari e da gennaio potranno sedere in aula a Strasburgo. I due hanno fatto il loro ingresso questa mattina nella sede dell'Eurocamera a Bruxelles per ritirare un permesso temporaneo, mettendo fine alla battaglia politico-istituzionale che portano avanti da mesi.
A far cadere tutti gli ostacoli che impedivano loro di sedere all'europarlamento è stata la presa di posizione della Corte di giustizia dell'Unione europea. Ieri i giudici del Lussemburgo avevano confermato che persone come l'ex numero due catalano, Oriol Junqueras, eletto deputato al Parlamento europeo, beneficiano dell'immunità a partire dal 26 maggio, giorno della loro elezione.
Un caso quest'ultimo dai risvolti giudiziari - si attende adesso un pronunciamento delle corti spagnole - ma anche politici considerate le trattative in corso per la formazione del governo nazionale a Madrid tra i socialisti di Sanchez ed il partito di Junqueras.
"Ieri è arrivata la sentenza, l'abbiamo letta, abbiamo spiegato che cosa ci ha chiesto la Corte di Giustizia: adesso tocca alle autorità e alla magistratura, all'Alta corte spagnola, adattare quella sentenza all'ingresso di questi parlamentari nel Parlamento europeo", ha detto a Matera il presidente David Sassoli riferendosi a Puigdemont e Comin.
I due indipendentisti catalani erano accompagnati dall'eurodeputata belga Assita Kanko, membro dei nazionalisti fiamminghi del N-VA, che li sostiene da quando si sono rifugiati in Belgio. Dopo aver ricevuto un badge provvisorio da parlamentari hanno incontrato la stampa mostrando orgogliosamente i loro permessi. Un "giorno di gioia" per "tutti quelli che credono nell'idea di Europa fondata sulla volontà dei cittadini - ha detto Puigdemont - e ciò è la prova che vale la pena di battersi".
Poi la promessa che faranno di tutto per partecipare alla prima sessione plenaria a gennaio a Strasburgo. "E' finita l'odissea?", hanno chiesto i reporter: "No, la battaglia continua", ha risposto il leader catalano, annunciando il suo desiderio di poter tornare in Catalogna "quanto prima per vedere la mia famiglia e mia madre". "Ma questo - ha sottolineato - non significa che io vi possa tornare domani, vedremo".
Gioia ed emozione che marciano parallele alla battaglia politica, specie quando viene chiesto a Puigdemont di commentare il caso di Junqueras. "E' in carcere" e "non gode dei nostri stessi diritti, è stato come sequestrato". "Siamo venuti nella capitale europea per internazionalizzare il dossier catalano", ha aggiunto Comin. "L'Europa ci proteggerà, e ieri ne abbiamo avuto la conferma".
Puigdemont e Comin dopo le europee avrebbero dovuto giurare sulla Costituzione spagnola per entrare in carica, ma non si sono recati in Spagna per non rischiare l'arresto.