ucraina

Usa: ‘Invasione russa entro 48 ore’

Kiev mobilita i riservisti. Putin: ‘La sicurezza non è negoziabile’

Un’esercitazione nei pressi di Lviv (Keystone)
23 febbraio 2022
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L’invasione su larga scala da parte della Russia potrebbe partire "entro 48 ore" e l’Ucraina si prepara mobilitando i riservisti. Di fronte alla nuova allerta dell’intelligence americana, secondo cui l’80% delle truppe di Mosca alle porte dell’Ucraina - tra 170 e 190 mila soldati stimati, alcuni ad appena cinque chilometri dal confine, e un arsenale che va dai missili balistici e da crociera all’artiglieria - è pronto all’azione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto per richiamare in servizio con urgenza i militari in congedo tra i 18 e i 60 anni, un potenziale di circa 200mila unità. Una sfida a Vladimir Putin accompagnata dalla preparazione di uno stato d’emergenza per 30 giorni.

"È arrivato il momento di reagire, di reagire con forza", perché "il destino dell’Europa si decide sul campo in Ucraina", ha scandito il leader di Kiev, rilanciando le ambizioni di adesione all’Ue e alla Nato. Un punto su cui il Cremlino non arretra, definendo gli interessi e la sicurezza della Russia "non negoziabili", pur dicendosi ancora "aperto al dialogo" e disposto a discutere "soluzioni diplomatiche" alla crisi. Mentre l’Ucraina vede avvicinarsi lo spettro del conflitto e invita i suoi cittadini a lasciare "immediatamente" la Russia, dopo il riconoscimento da parte di Mosca delle repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk nel Donbass, con tanto di confini allargati rispetto alle porzioni di territorio attualmente in mano ai filo-russi, a seminare il caos è intanto la cyberguerra strisciante da settimane, arrivata adesso a sabotare alcuni dei principali siti web istituzionali.

Attacco hacker

Sotto attacco hacker sono finite le pagine del Parlamento ucraino, la Rada, del ministero degli Esteri e persino dei servizi di sicurezza, insieme a molte altre. Il fronte della Nato continua nel frattempo a lanciare allarmi ("Putin sta muovendo forze aggiuntive e carri armati nei territori occupati del Donbass", ha denunciato il premier lettone Arturs Krisjanis Karins) e rafforzare le difese in caso di ulteriore escalation militare. E proprio in Lettonia il Pentagono ha deciso l’invio questa settimana di 800 soldati della 173/a brigata aviotrasportata Usaf di stanza a Vicenza. Sul fianco est dell’Alleanza sono attesi anche otto F-35 e 20 elicotteri d’attacco Apache dalla Germania, mentre 12 elicotteri dello stesso tipo saranno spostati dalla Grecia in Polonia.


Un soldato separatista filorusso (Keystone)

Secondo l’intelligence Usa, le forze di "peacekeeping" inviate da Mosca nel Donbass ammonterebbero al momento a uno o due battaglioni tattici da circa 800 uomini ciascuno. Ma sul terreno si moltiplicano le segnalazioni di convogli con equipaggiamenti militari senza insegne visibili - come quelli impiegati in Crimea nel 2014 - che trasporterebbero tank e blindati d’assalto, mentre la Bild riferisce di circa 300 mezzi militari delle forze speciali Spetznaz senza segni distintivi diretti verso le zone di confine. I capi separatisti, però, continuano a smentire piani d’attacco. "La presenza di truppe russe nel Donbass - ha assicurato il leader di Donetsk, Denis Pushilin - sarebbe possibile solo nel caso di un’offensiva da parte di Kiev".

Diplomazia al lavoro

Le consultazioni tra le cancellerie sono costanti. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è tornato a invocare il rispetto dei "principi della Carta Onu", mentre forte resta la mobilitazione dei leader occidentali, con due appuntamenti ai massimi livelli nella giornata di giovedì: il G7 digitale nel pomeriggio, seguito in serata da un summit straordinario in presenza dei capi di Stato e di governo Ue a Bruxelles. E mentre il presidente Usa Joe Biden annuncia sanzioni contro i dirigenti del gasdotto Nord Stream 2, appena bloccato da Berlino, il pacchetto di misure europee contro Mosca entrerà in vigore in queste ore e potrebbe presto essere accompagnato da ulteriori misure, oltre a quelle già varate da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada e Giappone. Un quadro in cui la vigilanza della Bce, temendo contraccolpi, ha avviato controlli per verificare la situazione delle banche più esposte verso la Russia.

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