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Israele, a quando uno Stato unico!?

Nel 2021 Avraham Burg, già presidente dell’Agenzia ebraica, presidente della Knesset, Capo dello Stato ad interim di Israele, per anni dirigente del Partito laburista, aveva chiesto alla Corte Suprema del suo paese di non più essere designato come ebreo nel registro della popolazione israeliana. «Non smetterò di sentirmi un ebreo ma non voglio più far parte della collettività ebraica in Israele, non voglio percepirmi come un privilegiato rispetto ai non ebrei, chiedo di essere un cittadino israeliano e basta», spiegò Burg dando il benvenuto nella biblioteca, vuota per le misure anti-Covid, di Tantur, del centro religioso cristiano alle porte di Betlemme dove si reca spesso a leggere e studiare. Personalmente non conosco la decisione dei giudici. So pertanto che alcuni anni fa accolsero la richiesta dello scrittore Yoram Kaniuk che non voleva più essere definito ebreo ma semplicemente un «senza religione». Burg pose una questione diversa e più complessa. Riguarda la sua nazionalità e chiede che sia indicata come «israeliana» e non come «ebraica». Ha rischiato un rifiuto. In passato la Corte Suprema ha stabilito che nell’ordinamento del Paese non esiste la «nazionalità israeliana».

Di certo, in Israele, Burg non sarà il solo ad aver letto Kant, considerato con attenzione e partecipazione le vicissitudini dell’Illuminismo, del concetto di democrazia e di Stato libero. Tuttavia il “corpo sociale” di uno Stato è simile a quello di ogni individuo. Anche le persone più buone ed esemplari si ammalano di cancro e muoiono. Così come gli Stati, in circostanze del tutto particolari, possono morire o scomparire, in parte vittime di dottrine che si diffondono come virus, corrodendo all’interno, spesso senza dolore, gli organi vitali sia degli individui che degli Stati. Le dottrine ultraconservatrici di destra, religiose fondamentaliste, due anni fa hanno sancito in forma scritta che Israele appartiene soltanto alla «nazione ebraica». Di conseguenza, i non ebrei, gli arabi, sono discriminati per legge, in modo ufficiale. Lo Stato e la maggioranza del “mondo occidentale” malgrado ciò sostengono che Israele è “l’unico Stato democratico” del Medio Oriente. Il problema a mio parere sta nella costituzione di una «nazione ebraica» illegittima nel contesto degli Stati liberali e democratici europei. Nonostante ciò la maggioranza dei governi dell’Occidente propongono ancora oggi come un mantra che la soluzione del problema palestinese è quello della costituzione di due Stati. Tuttavia nel consorzio di Stati dell’occidente introdurre o accettare una “illegittima nazione ebraica” lede profondamente i principi democratici ispirati dall’illuminismo. È poi inammissibile e inumano che le migliaia di coloni israeliani, trascorsa la decennale colonizzazione forzata della Cisgiordania, devono lasciare le loro case per essere trasferiti con atti di forza in Israele. Tutta gente ingannata da uno Stato il cui obiettivo utopico e fallimentare è quello di costituire una “Grande Israele” che comprende addirittura il Libano e la Siria, per divenire egemonica nella geografia del Medio Oriente. L’esempio luminoso ed evidente di una soluzione accettabile è stata la Costituzione proposta e messa in atto da Mandela nella Repubblica del Sudafrica. La Carta fu elaborata dal parlamento del Sudafrica eletto nel 1994, in occasione delle elezioni generali, le prime a suffragio universale e senza discriminazioni razziali dove tutti hanno il diritto alla libertà di coscienza, di religione, di pensiero, di credo e di opinione. Chi oggi abita in Palestina, compresi i coloni armati che uccidono i palestinesi, devono convincersi che la sola soluzione per garantire un futuro a entrambe le parti oggi in conflitto è quella dell’accettazione dei principi espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Questa Carta è un documento che tratta dei diritti della persona, adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre1948. È stato proprio l’uomo di Stato israeliano Avraham Burg a preconizzare, già tre anni fa, uno “Stato unico per ebrei e palestinesi”.

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