Commento

Gottardo, Verzasca... e Mogno

23 maggio 2017
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Non c’è alcun dubbio: Giovanni Lombardi è da annoverare fra le più grandi personalità che la Svizzera italiana ha saputo esprimere nel dopoguerra. In lui si sommavano qualità eccezionali. Personalità carismatica, riflessiva e dotata di un’intelligenza e una cultura straordinarie, Lombardi è stato capace di segnare la sua epoca. Di segnarla nel vero senso della parola. In Ticino sarà ricordato in particolare per due sue creature: la prima, a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, è la diga della Verzasca e, subito dopo fra la metà degli anni Sessanta e Ottanta, la galleria autostradale del San Gottardo. Opere ingegneristiche che hanno marcato e trasformato profondamente il nostro territorio, favorendo il progresso economico e il benessere. Basti pensare al significato per un cantone arretrato come lo era il Ticino prima che fiorissero la piazza finanziaria e il terziario, della possibilità divenuta realtà di poter sfruttare l’oro bianco delle Alpi e di varcare il San Gottardo con l’automobile senza più fermarsi ad Airolo per il trasbordo sul treno navetta.

Noi, che abbiamo brindato all’AlpTransit, abbiamo quasi dimenticato i tempi quando il Ticino era collegato via strada col resto del Paese solo nei mesi estivi! Il riconoscimento delle straordinarie capacità tecniche e delle visioni dell’ingegner Lombardi in patria – una volta tanto sconfessando il motto che nessuno sia mai profeta in terra natia – fu evidente già nel corso della prima parte della sua carriera. Ma Lombardi operò tantissimo anche in molte altre parti del mondo: ponti, dighe e gallerie in oltre 60 altri Paesi sono stati da lui progettati. Per questo, ci e gli fa onore che, in un’intervista di qualche anno fa a ‘laRegione’ per la presentazione del volume a lui dedicato, non esitò a definire la (sua) diga della Verzasca e la (sua) galleria del Gottardo ‘i miei capolavori’. Capolavori che gli sopravvivono, adattandosi alle esigenze del nuovo millennio.

Concludiamo con un simpatico aneddoto ripescato fra i nostri articoli di oltre dieci anni fa, che ricorda un incontro fra Lombardi e Mario Botta (che oggi ha definito l’ingegnere scomparso ‘un visionario realista, legato al suo territorio, una delle menti pensanti più interessanti a livello svizzero e non solo’). L’aneddoto ci riporta al progetto della chiesa di Mogno. Ecco cosa ci disse Lombardi nel 2005: ‘Quando Mario Botta è venuto in ufficio a presentare il primo progetto della chiesa di Mogno, chiedendomi se avessi voluto collaborare risposi: ‘No, no, no... non collaboro. Però, quando lei sarà in galera (si riferiva a Botta, ndr), verrò a portarle le arance’.
E lui: ‘Ma perché, ma come?!’.
‘Vede – risposi io – col tetto convesso così, e la porta proprio davanti, la neve può scivolare in testa a qualcuno rischiando d’ammazzarlo’.

E come andò a finire? chiese il collega che lo intervistava: ‘Botta disse: già, a questo non avevo pensato’! Così ridisegnò l’accesso alla chiesa’. Insomma, anche a Mogno c’è lo zampino dell’ing. Lombardi!

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