Commento

Un paese senza eroi

15 settembre 2017
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Non lo nascondo: preferivo Laura Sadis.
Prima di tutto perché molto capace; poi perché donna; poi ancora perché, pur se ticinese, non sarebbe stata sostenuta a spada così tratta dall’Udc; e, infine, perché ho spesso condiviso la sua linea politica di equilibrio al Nazionale e in governo. Ma tant’è: due minuti dopo il fischio iniziale della partita per il dopo Burkhalter, con due dribblate, è tornata in panchina. Ignazio Cassis, area centro-destra, è quindi diventato il candidato unico del Plrt. Lui dopo Flavio Cotti? Ho così iniziato a cercare di conoscerlo meglio, seguendo la campagna sui media.
Devo dire che il nodo del suo forte legame professionale con le casse malati mi ha dato fastidio. Parecchio. Mi piacciono le personalità politiche indipendenti. Più lo sono più le stimo, al di là del fatto che abbiano o no una visione politica vicina alla mia. Insomma, mi piace chi gioca libero. Chi sa sorprendere, non bela col gregge e non ubbidisce a eminenze grigie. Ho però (quasi subito) dovuto ammettere che la ‘questione cassamalatara’ era già stata metabolizzata da tempo, essendo Cassis sperimentato capogruppo liberale alle Camere.
C’è stato poi il capitolo della doppia cittadinanza che avrebbe fatto bene a non abbandonare (anche perché oggi tanti sono gli svizzeri binazionali), ma ho ritenuto la questione piuttosto personale: una decisione che spetta al singolo che ha una sua storia familiare e che ambisce alla poltrona di ministro sotto una precisa bandiera nazionale. Ho poi sentito che Cassis è per la liberalizzazione della cocaina. Per una che è anche contraria alla liberalizzazione della canapa… Ma, mettendo ogni cosa sulla bilancia, mi auguro che il ticinese si aggiudichi lo sprint finale perché ho apprezzato (tanto) la sua genuinità nell’intervista che ha rilasciato ieri proprio a questo giornale. C’è molto nelle sue risposte. C’è un’umanità che va oltre le posizioni politiche che – devo ammettere – mi ha colpito.
Altri uomini politici – i cosiddetti ‘Alphatier’, cioè quelli dominanti che entrano in politica come pugili sul ring e che sentono il potere sotto i polpastrelli come un chitarrista le corde – mai avrebbero mostrato il lato umano che Cassis ha svelato. La solitudine del candidato; la modestia molto elvetica (e speriamo che tale rimanga) dei mezzi nell’approcciare la campagna; il fastidio nel trovarsi certi giornalisti in casa (persino accanto al divano divenuto oggetto di analisi); la sua ammissione ‘Sì, la tensione interiore non te la porta via nessuno’. Ve li sareste immaginati Blocher o Couchepin fare tali confessioni? Due ex che tirano ancora qualche cordina… Ecco, in questo mi è piaciuto molto: nella capacità di essere se stesso. Senza indossare i panni del mattatore a cui tutto riesce senza fatica. No, nelle risposte date, egli indossa quelli dell’uomo che, per compensare lo stress mentale e fisico che da settimane sente gravare sulle spalle, fa jogging; che sotto i riflettori (romandi) ha avuto anche momenti no. Certo, queste non sono considerazioni di natura squisitamente politica. Tratteggiano però un certo carattere in grado di far squadra (e concordanza). I deputati soppeseranno ben altro (temi, tattiche, vantaggi partitici/personali…) prima di votare. In politica non si regala niente. Ma mi piace comunque evidenziarle. Perché, che diavolo, un po’ di umanità (autentica, che non profuma di plastica e non è pilotata dagli esperti di marketing) – a sinistra come a destra – davvero non guasta. In bocca al lupo, quindi! Una Svizzera, con un italofono nel cockpit federale non sarà la fine del mondo, che andrà avanti per la sua strada (oggi piuttosto impervia). Però sarà una patria che mette in mostra il suo grande rispetto per le minoranze. E poi, come dice la celebre frase di Brecht, ‘Beato quel paese che non ha bisogno di eroi’. Appunto.

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