Commento

Poliziotti autori di reati, statistica opportuna

Dopo i recenti casi, in aumento le inchieste penali a carico di agenti? Il governo risponda celermente all'interrogazione parlamentare (e ai cittadini)

16 agosto 2019
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Il poliziotto della Cantonale indagato per aver sottratto armi sequestrate nel quadro di procedimenti penali; il già vicecomandante della Comunale di Collina d’Oro a processo per favoreggiamento, violazione del segreto d’ufficio e ripetuta infrazione delle norme sulla circolazione stradale; i tre gendarmi, è notizia dell’altroieri, raggiunti da un decreto d’accusa per sequestro di persona e abuso di autorità in relazione all’ammanettamento al palo della doccia di un turbolento richiedente l’asilo minorenne. In questi giorni i media hanno riferito non solo di operazioni anti-crimine che le nostre forze dell’ordine hanno portato a termine con successo su più fronti, ma anche di (distinte) vicende giudiziarie che vedono imputati tutori dell’ordine per fatti che avrebbero assai poco o nulla a che fare con la missione, in una società democratica, di chi indossa la divisa: garantire la sicurezza, ottemperando alle regole dello Stato di diritto. ‘Che avrebbero’: usiamo il condizionale perché nel primo caso l’inchiesta del Ministero pubblico è alle battute iniziali, nel secondo si attende la sentenza del Tribunale penale e nel terzo, quello dei tre gendarmi, la parola potrebbe passare a un giudice, non essendo da escludere opposizioni alle proposte di pena formulate dalla Procura. Ciò detto, l’interrogazione parlamentare di Matteo Quadranti è opportuna.

Il deputato liberale radicale chiede fra l’altro al Consiglio di Stato “la statistica dei casi” di poliziotti, della Cantonale e delle Polcomunali, macchiatisi di reati “negli ultimi quindici anni”. Da questa statistica vorremmo sapere soprattutto, oltre alla tipologia degli illeciti e al numero di agenti coinvolti, quanti procedimenti penali sono sfociati in una condanna definitiva. Ci aspettiamo insomma dati completi. Per capire se in Ticino c’è o no una tendenza all’aumento delle inchieste a carico dei poliziotti. Per evitare speculazioni e generalizzazioni le quali, nonostante le responsabilità penali siano individuali, finirebbero per incrinare la fiducia che i cittadini devono poter nutrire nei confronti dell’istituzione polizia – l’apparato dello Stato autorizzato all’uso della forza (‘dettaglio’ non indifferente) – e per delegittimare, di riflesso, gli sforzi di Cantonale e Comunali per rendere sempre più efficace la lotta alla grande e piccola delinquenza e per migliorare la sicurezza di prossimità. Per questo è opportuna l’interrogazione di Quadranti, poiché è solo dai dati (completi) che possono cominciare serie riflessioni. Ed è non meno importante che le risposte del governo all’atto parlamentare giungano celermente.

Non occorre far parte dell’associazione ‘Amici delle forze di polizia svizzere’ per apprezzare il lavoro quotidiano della polizia. O per ritenere blanda la sanzione, considerato il suo provato scarso effetto dissuasivo, comminata dal Codice penale per chi aggredisce, fisicamente o verbalmente, pubblici funzionari. Poliziotti compresi. Lo stress e i rischi della professione sono noti, rischi di cui peraltro sono consapevoli o dovrebbero esserlo coloro, uomini e donne, che decidono di servire lo Stato come tutori dell’ordine. Tuttavia per essere autorevoli e credibili, sono i primi a dover rispettare le leggi. In servizio e non. Di qui pure la necessità di individuare per tempo e sulla base di dati (completi) eventuali situazioni critiche per affinare la formazione di base e continua degli agenti. Anche perché la recente revisione della legge cantonale sulla polizia accorda maggiori strumenti alle nostre forze dell’ordine. Basti pensare alla ‘custodia di polizia’. Strumenti ritenuti indispensabili, che potrebbero però prestarsi ad abusi.

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