Navi spaziali, aerei mai decollati, barche futuristiche. Ecco i sogni tecnologici dell'Unione Sovietica che ora popolano le sterpaglie
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
L’abbiamo conosciuta per settant’anni, l’Unione Sovietica. Eppure è sempre stata come un’astronave aliena, un mondo marziano capace di suscitare curiosità e paura. Proprio per questo i suoi relitti esercitano una fortissima attrazione: resi innocui dal collasso della superpotenza che li aveva resi così vivi e reali, i colossi che incarnavano il sogno sovietico sono diventati indizi archeologici di tutto quel che fu. E un monito per chiunque coltivi troppi sogni di gloria; abbandonati fra le sterpaglie, ricordano quel sonetto in cui Percy Shelley immaginava di incontrare le rovine della grande statua d’un faraone: «Due enormi gambe di pietra stroncate / Stanno imponenti nel deserto… Nella sabbia, non lungi di là, / Mezzo viso sprofondato e sfranto». E poche parole cesellate sul piedistallo, il loro senso rovesciato da una Storia implacabile: «Ammirate, voi potenti, la mia opera, e disperate!». Attraversando le periferie, le steppe di quell’impero che fu (inclusi gli altri paesi del Patto di Varsavia) i feticisti di quel passato hanno trovato e immortalato di tutto: aerei, statue, perfino astronavi vere e proprie. Eccone una selezione, senza troppi commenti: perché un’immagine (si sa) parla più di mille parole.
Il Buran, Space Shuttle russo
Hydrofoil
Un circo in Moldova
Un busto di Lenin, sempre rivolto al progresso
Carcassa di un veicolo spaziale.
Fermata d'autobus
Fermata d'autobus
Un Bartini-Beriev VVA-14, rivoluzionario aereo degli anni Settanta «anfibio e a decollo verticale», rimasto a stadio di prototipo