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Centrale di pronto intervento e over 55 senza lavoro

Ps e Ppd chiedono, con un’iniziativa parlamentare, una rendita ponte cantonale per i disoccupati più anziani

27 novembre 2021
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Iniziamo da Bellinzona, dalla mossa del municipale Minotti sulla Centrale unica di pronto intervento. Minotti invita i colleghi a includere il terreno sotto via Tatti, di proprietà del Patriziato da lui presieduto, nelle valutazioni sulla prevista Centrale di pronto intervento. Non andrebbe insomma scartata a priori, ma semmai presa in considerazione, l’idea formalizzata dal Ppd nella sua recente mozione. Altri dettagli nell’articolo di Marino Molinaro.

Altro nodo, ma questa volta intermodale, a Muralto dove il fronte degli oppositori chiede ‘niente bus su viale Cattori’. «Si potrà trovare un consenso ma a una precisa condizione: che venga cancellata l’idea del transito dei bus risalendo viale Cattori. Su tutto il resto si può discutere». Parola di Gianluigi Varini, ristoratore e albergatore, era stato il primo a “mobilitare” la popolazione di Muralto contro la variante di Pr per il comparto stazione e il progetto di nodo intermodale annesso. Su sua iniziativa erano state raccolte oltre 130 firme fra abitanti, commercianti e altri operatori economici.

E veniamo a un dramma che toglie il sonno a tanti. Agli over 55 che restano senza lavoro. Superata una certa età trovare un posto può rivelarsi molto difficile. E allora, con un’iniziativa parlamentare Ps e Ppd chiedono che il Ticino si doti di una legge ‘propria’ a favore di chi, rimasto senza lavoro e in là con gli anni, non riesce a trovare un posto. I particolari nel servizio di Andrea Manna.

Tra rettori e referendum è il commento di Claudio Lo Russo che riflette sulle parole del rettore dell’Usi, Boas Erez, pubblicate sul Corriere del Ticino, secondo cui il certificato Covid non abbia tanto lo scopo di combattere il virus, quanto quello di imporre un controllo. Per Lo Russo l’impressione è che sia arduo identificare una gerarchia tra le forme di salute che andrebbero tutelate: come salvaguardare la salute della democrazia senza proteggere quella dei cittadini? E quando – per tutelare questi ultimi nel loro insieme, come comunità – gli eventi oltre che lungimiranza impongono delle scelte tempestive e il controllo della loro applicazione, una democrazia sana e senza troppi complessi sa riconoscere l’autorità dei pochi che sanno, senza lasciarsi condizionare dai tanti che non sanno o peggio credono di sapere.

Infine, cambiamo tema con la riflessione di Roberto Antonini, che torna sulla violenza negli Usa, dove in 15 anni si contano 185mila morti per arma da fuoco (tre volte il numero dei caduti americani nella guerra del Vietnam) e le carceri sono straboccanti.

Buona lettura a tutti e buon sabato.

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