Ciclismo

Dopo Tour e Vuelta Chris Froome trionfa anche al Giro

Il britannico, come Merckx e Hinault, detiene i tre titoli più importanti. L'ultima tappa, subito neutralizzata, l'ha vinta Sam Bennett

27 maggio 2018
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Giù il cappello davanti al padrone dei grandi giri. Come solo Eddy Merckx e Bernard Hinault prima di lui, Chris Froome è stato capace di collezionare in modo consecutivo la maglia gialla del Tour de France, quella rossa della Vuelta e quella rosa del Giro d’Italia, aggiundicandosi per la prima volta in carriera la corsa dell Gazzetta. E si appresta a puntare al poker, finora riuscito soltanto al Cannibale. Fino a pochi giorni fa la vittoria del britannico nel Giro numero 101 appariva utopica, soprattutto alla luce di una prima settimana infausta (due cadute, una condizione fisica precaria) che lo aveva portato ad un passo dall’abbandono. Lo straordinario numero di venerdì, iniziato sul Colle delle Finestre e completato nella salita finale verso Jafferau, ha proposto a tutti gli appassionati un Froome nuovo, non il solito calcolatore robotico, ma un atleta che, quando le contingenze lo impongono, non ha paura di rischiare. Nel ciclismo moderno 83 km di fuga solitaria in una tappa alpina rappresentano qualcosa di inedito e fino a poche ore fa di inimmaginabile. Ieri nella salita finale verso Cervinia, Froome ha controllato da par suo le ultime sfuriate di Dumoulin, il quale ha raschiato il barile per provare a recuperare i 40” di ritardo accusati il giorno prima. L’olandese è andato vicinissimo a confermare la vittoria dello scorso anno, ma né lui, né la sua ammiraglia hanno probabilmente fatto i calcoli giusti quando Froome se n’è andato a metà Colle delle Finestre. Per il capofila della Sunweb la rivincità arriverà a breve giro di posta, visto che lui e il keniano bianco si ritroveranno di fronte sulle strade del del Tour de France. Il Giro d’Italia ha detto altre cose. Ad esempio che il minore controllo chimico del fisico lascia spazio – come succedeva in passato – a cotte clamorose. In queste tre settimane ci sono passati Esteban Chavez, Fabio Aru, Simon Yates (il suo è stato un Giro perfetto fino al terz’ultimo giorno) e Thibaut Pinot (ieri non è partito per la passerella di Roma a seguito di un principio di polmonite), tutti aspiranti al successo finale. Di questi, però, soltanto Yates esce con un voto ampiamente positivo. Il britannico ha fatto la corsa per oltre due settimane, ma alla fine ha pagato anche un pizzico di inesperienza (ha appena 25 anni). Per lui le porte di un grande giro sembrano essersi spalancate e in futuro occorrerà fare i conti anche con lui. Per contro, Pinot non è mai riuscito a trovare un acuto degno delle sue ambizioni e non ha avuto la forza (o il coraggio) di seguire Froome sul Colle delle Finestre.

E l'ultima tappa? Nella Città eterna si è imposto in volata Sam Bennett (per lui terza vittoria in questa edizione), ma va segnalato il fatto che la frazione era stata neutralizzata praticamente già nei primi chilometri. La maglia rosa Froome e quella ciclamino Viviani sono stati mandati dal gruppo a parlamentare con la giuria, che ha accettato la neutralizzazione al terzo dei dieci giri in programma perché il tracciato è stato considerato troppo pericoloso. Così, davanti sono rimasti soltanto i velocisti e le loro squadre, mentre gli uomini di classifica (dovevano comunque tagliare il traguardo) si sono defilati e hanno chiuso con oltre 8' di ritardo.

E adesso non rimane che un interrogativo: il successo di Froome resisterà al giudizio del tribunale incaricato di emettere un verdetto sulla sua positività del britannico al salbutamolo? 

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