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Match speciale per Marzio Franscella a Friborgo

L'atleta è giunto puntuale all'appuntamento. Un decimo incontro da professionista, senza macchia

Marzio Franscella (Ti-Press)
19 dicembre 2019
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Non poteva che finire così, sopraffatti dalla commozione, stretti in un abbraccio, gli occhi gonfi di lacrime, lo sfogo più naturale che ci possa essere, dopo settimane di picchi emotivi che hanno avuto il loro culmine quando Marzio Franscella è sceso dal ring, ritrovando i suoi affetti, i suoi amici, al termine del match che gli è valso un pareggio che ne lascia immacolato il curriculum da ‘pro’ (dieci incontri, nove vittorie). Non era solo il decimo incontro da professionista, no. C’era un appuntamento con il cuore, sul ring del Forum. E c’erano emozioni vive anche sotto e attorno a un quadrato sul quale Marzio ha piantato un paletto, nel pieno di una carriera che ora deve reindirizzare, in quanto priva di uno dei suoi punti fermi, il maestro Alfredo Farace.

Avrebbe preferito vincere, ci mancherebbe. Ma in fondo, il modo in cui ha preso commiato dall’allenatore che sul ring di Friborgo lo ha spinto, e che per quel match lo ha preparato finché la salute glielo ha consentito, lo ripaga, anche se senza gli interessi. Per il modo in cui ha combattuto, per come si è ripreso dopo un avvio stentato. Per non aver tradito le aspettative, tante e anche piuttosto pesanti.

Del resto, il significato stesso di quell’incontro va ben oltre un successo solo sfiorato, probabilmente meritato, ma negatogli dai giudici. I quali, e ci può stare, hanno riconosciuto al serbo Geard Ajetovic di aver condotto un buon match, con qualche colpo andato a segno, soprattutto nei round iniziali.

Al seguito una claque galvanizzata dalla raclette

Emotività e tensione si percepivano, eccome. Le potevi scorgere negli occhi un po’ stralunati di Franscella, al momento di infilarsi tra le corde per prendersi la ribalta e condividerla con tutti quelli che lo hanno seguito a Friborgo, ed erano tantissimi. Che bella, la claque galvanizzata dalla raclette, doveroso omaggio alle tradizione locale, rito elvetico celebrato in allegria.

Una spinta in più

Lo hanno accompagnato e sostenuto a gran voce, per dargli quella spinta di cui sabato, più di altre occasioni molto meno cariche dal punto di vista emotivo, aveva bisogno. Già, perché in avvio, Marzio lo ha ammesso, era un po’ frenato. È un diesel, dice lui, ma forse stavolta c’entra anche il ricordo. Il suo ardore agonistico ha un po’ risentito della pesantezza del cuore, prima che uscisse prepotentemente alla quarta e quinta ripresa, tanto da far gridare a un successo che invece è solo pareggio.

Poco male, anzi bene così. C’erano tutti, la famiglia, Vissia, gli amici, i ragazzi, come ama chiamarli lui. Fanno dieci, per Marzio. Doppia cifra, e senza macchia. Punto, e capo.

Alle spalle, una bella fetta di carriera e, glielo auguriamo, anche una parte del dolore. Davanti, un programma da stilare in piena serenità, da professionista imbattuto. E la certezza di essere arrivato puntuale all’appuntamento con il cuore. Che val più di una vittoria. O pareggio che sia.

L'avventura di Ricardo Silva

Più prosaica, e un po’ avventurosa, la missione affidata a Ricardo Silva, l’invitato dell’ultim’ora, chiamato lunedì per un match da sostenere sabato, con una notte per decidere che in realtà altro non era che... un giorno in meno per prepararsi. Laddove il concetto di preparazione, ‘Richi’ lo ha stravolto. Qualche seduta intensiva, un po’ di esercizi specifici, ma nulla che potesse anche solo assomigliare all’avvicinamento a un match professionistico. Eppure Silva è anche questo: talento indiscutibile, esperienza da vendere, maturata lungo 22 incontri, 18 dei quali vinti. Bel curriculum il suo, impreziosito da un pareggio contro Kelly Figueroa che si avvicina molto a una vittoria, per la qualità e il discreto numero dei colpi andati a segno, per effetto di una boxe conservativa ma a sprazzi brillante.

Tant’è, grandi motivi di rammarico non ce ne sono. L’improvvisazione la sa gestire bene, Richi, uno che di strada ne ha già percorsa tanta, in quasi vent’anni di pugilato. Non è stata pagante fino in fondo, però, contro un avversario che non ha gradito in quanto mancino, e che lo ha infastidito, poiché esperto e rognoso. Per Ricardo la conferma di avere un livello e una scorza tali da permettergli di ‘richiamare’ la sua boxe con un preavviso scarso, ed è un atout non indifferente. All’orizzonte, anche se prima c’è un po’ di foschia da spazzare via relativa alle prossime tappe da affrontare, c’è un titolo inserito in un programma biennale giunto più o meno a metà strada. I conti, però, Richi li fa con i guantoni e con il sacco solo dopo averli fatti con lavoro e famiglia, le sue priorità. Sul ring, questo è certo, ci sa fare. A Friborgo non ha perso occasione di ribadirlo.

 

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