Calcio

Sepp Blatter: 'Infantino è vanitoso e megalomane'

L'ex numero uno della Fifa attacca il suo successore, 'vittima di se stesso e della sua mania di grandezza'

fotoservizio Ti-Press/Gianinazzi
1 giugno 2020
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Non ha perso la propria verve, Joseph Blatter. L'ex numero uno della Fifa torna sulle sue dimissioni di cinque anni fa, sei mesi dopo una discussa rielezione alla presidenza, e lancia precise accuse al suo successore, Gianni Infantino, vallesano come lui. «Gli americani - ricorda Blatter - dissero che la Fifa era un'organizzazione mafiosa che andava punita. La pressione era enorme, pretesero che fosse la testa, a cadere. Quando ho rimesso il mio mandato, improvvisamente per la giustizia americana non era più un'organizzazione mafiosa, bensì una vittima».

Cinque anni dopo, non si può dire che sia tornata la calma. «Il fatto che io non sia più al mio posto non è stato d'aiuto. Non giudico Gianni Infantino, ma so osservare, e commentare: vuole trasformare il calcio in una gigantesca macchina da soldi».

'Lui vuole tutto più grande'

Non è forse uno degli obiettivi anche della sua gestione? «No. Noi ci siamo accorti che il calcio riceve molti soldi, grazie alla Coppa del mondo. La differenza con Infantino? Lui vuole tutto molto più grande. Il Mondiale con 48 squadre, il progetto "Goal" ribattezzato "Hattrick" perché vuole triplicare la somma raccolta, una grande Coppa del mondo per club con 24 squadre, l'allargamento del Mondiale femminile da 24 a 32 nazioni. Non è possibile, è troppo. Non è gestibile».

Infantino gioca con il fuoco? «Gioca con se stesso: è vanitoso, megalomane. In preda all'arroganza, nemmeno parla più con i presidenti delle associazioni, va direttamente dai capi di stato».

Rapporto non troppo caloroso

Parola dure per un dirigente che è stato segretario generale dell'Uefa quando Blatter era già a capo della Fifa. «Avevamo un rapporto normale, non troppo caloroso. Poi c'è la questione del salario di Michel Platini (soldi versati dalla Fifa per un non meglio precisato mandato ricevuto dall'ex presidente dell'Uefa)... Chi è la talpa? Come ne sono venute a conoscenza le autorità federali? Ci sono parecchie teorie. Per esempio questa: il rappresentante dell'Uefa nell'allora commissione di riforma della Fifa presieduta da Theo Zwanziger era il egretario generale Gianni Infantino. Può darsi che abbia saputo di quel pagamento del 2011. Avrebbe quindi potuto rivelarlo».

'Un complotto ai miei danni? Chi lo sa?'

Ci fu un complotto ai suoi danni orchestrato da Infantino ? «Chi lo sa? Anche contro Michel Platini, forse. Infantino voleva aprirsi la strada per la presidenza della Fifa. A tale scopo ha utilizzato l'amicizia con Rinaldo Arnold (procuratore dell'Alto Vallese, ndr), che ha fatto da tramite con il procuratore federale e che ha poi capito che gli astri si stavano allineando a favore del'elezione del mio successore».

Il legame tra Infantino e la Procura federale per tramite dell'intermediario Rinaldo Arnold è stato accertato. Ci furono delle riunioni segrete all'hotel Schweizerhof di Berna. «È tutto collegato. 2 dicembre 2010, l'attribuzione della Coppa del mondo del 2018 e del 2022: chi fu responsabile della scelta della Russia a scapito dell'Inghilterra? Sepp Blatter. Chi invece dell'assegnazione del Mondiale del 2022 al Qatar invece che agli Stati Uniti? Michel Platini».

'Solo la Fifa potrebbe riassegnare il Mondiale del 2022'

L'hotel Schweizerhof ospita anche l'ambasciata del Qatar. Una coincidenza? «Non saprei. L'attribuzione dei Mondiali del 2022 sarà esaminata dalla giustizia americana. Ma gli americani in Qatar hanno una base militare molto importante, strategica. Sia come sia, solo la Fifa può semmai decidere che la Coppa del mondo non deve svolgersi là. Tuttavia, la vuole confermare, per mantenere una parvenza di normalità. Spostarla e organizzarla in Inghilterra, Germania o Giappone non sarebbe complicato. Sarebbe giusto attribuirla agli Stati Uniti, seconda scelta nel 2010. In quel caso, il cerchio si chiuderebbe e la storia mi darebbe ragione».

Ha l'impressione di essere il capro espiatorio di tutte le colpe della Fifa? «Ho un grande rimpianto: non essermi preso il tempo di ponderare bene la decisione di sollecitare un nuovo mandato alla Fifa. Alla fine del 2014, tutte le Confederazioni mi chiesero di ripresentarmi. Mia moglie e mia figlia erano di avviso contrario. Allora avevo 79 anni, e devo ammettere che forse mi è mancata la necessaria lucidità, al momento di fare la ma scelta».

Che idea si è fatto della pandemia? Non cambierà anche tutti i parametri del calcio? «Lo ridimensionerà, è necessario. Ce ne accorgeremo il prossimo anno, quando l'Uefa non riuscirà a organizzare l'Europeo come avrebbe voluto. Tre città su dodici non lo vogliono più. Non penso che sarà possibile disputare grandi incontri in stadi importanti in Italia, o in Spagna».

Se Bilbao e Roma rinunciassero, la candidatura di Basilea avrebbe senso? «Sarebbe una bella opportunità, per la Svizzera, ma sarebbe necessario che l'Asf si facesse sentire di più. LA sua organizzazione obsoleta, con tre camere, la penalizza. Mi tenta l'idea di fungere da consigliere dell'Asf. Ma mi chiedo: mi vorrebbero? Lo sport svizzero non ha il supporto di una lobby, a livello politico. Ce ne siamo accorti, in questi mesi. Nel caso specifico del calcio, l'opinione diffusa è che sia corrotto. Negli altri paesi, la gente è fiera della propria Nazionale. Da noi, invece, troviamo premi Nobel, un'industria farmaceutica e orologiera forti... Forse per lo sport non c'è posto».

 

Lo sport però è sostenuto da prestiti nell'ordine di centinaia di milioni di franchi. «Mi chiedo se sia la soluzione giusta. A quali condizioni? Se i club ricevono soldi che però non possono restituire, passano sotto il controllo dello Stato. Come in Cina, in passato. Per una volta, lo sport avrebbe potuto davvero essere sostenuto, invece hanno chiesto la riduzione dei salari. Non è sostenibile, in un'economia libera».

 

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