Formula 1

Florida, la nuova frontiera quarant’anni dopo Villeneuve

Domenica si corre a Miami, lo stesso giorno in cui nel 1982 perdeva la vita il leggendario pilota canadese che s’era fatto le ossa sulle motoslitte

La F1 ha (ri)scoperto l’America
(Keystone)
6 maggio 2022
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Era l’8 maggio 1982, quaranta anni addietro: Zolder, una chicane, la March di Jochen Mass leggermente lenta per dei problemi, una Ferrari 126 C2 con a bordo il pilota che Enzo Ferrari amava come un figlio. È nervoso e turbato dalla lite pochi giorni con l’oramai ex amico Didier Pironi a Imola. In quel terribile sabato di maggio Gilles Villeneuve collide con il collega, spicca il volo, carambola, muore, sul colpo. Si spegne nel volgere di un attimo l’esistenza di un pilota speciale, si apre l’aura del mito.

Ancor oggi René Arnoux dice che quei mitici chilometri a Digione, lui su una Renault Turbo, restano il momento topico della sua carriera. Ma le citazioni su Gilles si sprecano: il Giappone e il disastro con gli spettatori, il giro con il musetto saltato in Canada 1981 e senza visuale, sotto un vero diluvio universale, ma ugualmente terzo alla fine. Villeneuve è un mito della storia delle corse, proprio come Senna. Pur non avendo vinto in modo chiaro e nitido quanto il brasiliano.

Enzo Ferrari fu segnato per tutta la vita dalla prematura scomparsa di suo figlio Dino, così come in passato lo era stato di Ascari. Lui che decise di non legarsi affettivamente troppo ai suoi piloti, sapendo bene a quel tempo quanto la morte fosse compagna frequente nel mondo delle corse. Fu sempre accigliato, rigoroso, ma con Villeneuve non ci riusciva proprio. Il canadese che si era fatto le ossa sulle motoslitte per ‘il Drake’ rappresentava l’epica della concezione delle gare, il cuore oltre l’ostacolo, il cervello annebbiato per coraggio e sfrontatezza, il limite dove nessuno vuole andare. La famosa fotografia nel paddock in cui lo guarda con occhio tenero è la rappresentazione narrata di questo rapporto unico e irripetibile. Il dolore sarà forte per il Commendatore: gli tornarono in mente le mille terribili accuse dei tempi della Mille Miglia quando un suo pilota, Alfonso de Portago, falciò i tifosi, bambini compresi.

Il figlio di Gilles, Jacques vincerà il titolo Mondiale 1995, ma lo farà non con la stessa leggerezza paterna, quasi a liberarsi del peso di un mito per il quale era sempre e soltanto ‘il figlio di’. E il mito è esattamente questo: scriverne oggi, quaranta lunghi anni dopo, rendendosi conto che Gilles rimane tale, lo stesso uomo che al casello di Milano con Pironi, a bordo di due Ferarri di serie, decide di fare a gara a chi arriva primo a Maranello, per poi trovarsi la polizia che li vuole arrestare entrambi. Un qualcosa che nel patinato, confortevole, spento, banalizzante politicamente corretto universo della F1 di oggi sembra solo impensabile. Siamo tutti più puliti e perbene, ma di miti le corse non ne producono più.

Prevendita a prezzi folli, eppure c’è il tutto esaurito

Correre a Miami è la conferma che il nuovo corso della F1 sia oramai instradato, con i mercati un tempo poco reattivi alla massima formula, come gli Stati Uniti, oggi vogliosi di vedere sfrecciare le 20 monoposto. I costi della prevendita sono folli, eppure siamo al sold-out nella città della Florida, su un ennesimo nuovo circuito, e pur di poter correre si parla di un ingaggio versato a Liberty Media dagli organizzatori di circa 50 milioni di dollari. Ed è interessante che proprio nella stagione nella quale il Mondiale, almeno nelle sue prime fasi, appare molto incerto e combattuto, si finisca a correre su piste che rendono i sorpassi e la competizione complessa. Del resto sono i nuovi mercati quelli che meglio di tutti riescono con certa facilità a raccogliere i fondi necessari per soddisfare gli appetiti economici di tutti gli attori del Circus, i team in primis.

Un chiarimento: il proliferare di gare in una stagione è dato dalla mancanza di budget per avere test indipendenti, specie per i team medio piccoli. Si preferisce cioè provare le monoposto sui circuiti il venerdì prima dalle parti ufficiali, non solo tagliando i costi ma ancor meglio facendosi pagare, quindi doppio guadagno.

Red Bull favorita sul rettifilo infinito

Sull’asfalto della Florida c’è un rettifilo infinito che sarà il luogo delle scie, e una curva molto simile a Laguna Seca a livello di ‘cavatappi’. Qui Red Bull è favorita, secondo noi, perché quel genio di Newey ha compiuto un oggettivo passo avanti sul saltellamento a Imola, e dunque dato anche lo stato di forma del duo Verstappen-Perez possiamo attenderci uno spunto in più. La coppia Leclerc-Sainz è chiamata invece a riunire le forze e sfruttare il vantaggio di inserimento della Rossa nel misto, che resta il tema di forza della monoposto di Maranello. Mentre tutti siamo in attesa di capire quale possa essere il riscatto di Hamilton dopo la brutta prova imolese e la situazione oggettiva d’imbarazzo nei confronti del giovane compagno Russell, che si trova tutto sommato in decente forma sulla nuova macchina.

Alla Sauber, invece, si vogliono ottenere conferme, ma il comportamento conservativo e saggio di Bottas ha dato molta serenità rispetto al lavoro svolto a Hinwil, finalmente in gioco come un team che possa lottare a un quinto, sesto posto finale e a qualche risultato che crei motivazione per tutti, oltre che per tifosi e sponsor.

Domenica la gara andrà in scena a orari un poco tardivi (le 21.30 in Svizzera), ma lunedì saremo capaci di essere presenti sul vostro giornale per raccontarvi quanto e come Miami abbia dato un contributo al Mondiale.

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