Hockey

‘Tredici partite in un mese? Per me è una bella opportunità’

Mikkel Boedker non si spaventa di fronte al tour del force che attende il Lugano. ‘Saremo più pronti nel momento topico della stagione’

Un buon inizio di 2021 per il danese (Keystone)
4 gennaio 2021
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Sabato a Davos potrebbe esserci stata la svolta. Per il Lugano e personale. È quello che in cuor suo si augura Mikkel Boedker, che proprio alla Vaillant Arena ha trovato il suo terzo gol in campionato con la maglia del Lugano. Per un bottino personale che con 12 punti lo colloca al secondo posto nella classifica dei migliori realizzatori in bianconero, dietro al solo Arcobello (a quota 19).

Sebbene per numero di reti realizzate siano sei i giocatori del Lugano (fra cui il difensore Heed) ad aver fatto meglio di lui, Boedker è tra gli attaccanti più impiegati da Pelletier. «I punti e le reti non sono le sole cose che contano: puoi ad esempio risultare determinante al fine di una partita con una grande prestazione senza che il tuo nome figuri nell'elenco dei realizzatori», premette il 31enne di Brondby. Che, comunque, a Davos il suo nome l'ha appunto inserito fra quello dei giocatori andati a bersaglio. Siglando il gol che ha messo la parola fine al confronto: «Speriamo davvero che il successo di Davos abbia segnato l'inizio di un nuovo ciclo, personale e per la squadra. È stata una bella vittoria, maturata grazie a una buona prova del collettivo: abbiamo saputo giocare come squadra, ben organizzati e ben coperti in retrovia. Penso che sia stata questa la base del nostro successo. Espugnare per la seconda volta la Vaillant Arena ci ha fatto bene al morale, e ci ha dato il giusto slancio per affrontare le prossime partite, a cominciare dalla prossima contro il Langnau: ora dobbiamo sfruttare questa carica per allungare la striscia di successi. Il 2021 è nato sotto una buona stella, ma ora dobbiamo far sì che resti accesa».

Da qui a fine mese, Boedker e compagni dovranno affrontare qualcosa come tredici partite: un bel tour de force per voi... «Il fatto che per noi ora inizi un periodo particolarmente intenso dobbiamo prenderlo come l'occasione per dimostrare di essere pronti per fare un ulteriore passo avanti. Vogliamo provare di essere una buona squadra; per riuscirci dovremo affrontare ogni partita dando sempre il massimo. Tredici partite in un mese? No, non mi spaventa: l'hockey è il nostro mestiere ma anche la nostra passione, e dunque personalmente, più che un tour de force, quanto ci attende lo vedo come una bella opportunità per maturare quel tipo di esperienza che tornerà assai utile con l'avanzare della stagione».

Quanto sono stati importanti i due successi colti a Davos nell'arco di una settimana? «Parecchio: non vogliamo lasciare sul ghiaccio punti contro le squadre che si seguono in classifica. Alla Vaillant Arena siamo riusciti a centrare il nostro obiettivo, peccato che fra le due partite ci sia stato lo scivolone di Rapperswil». E adesso arriva il turno del Langnau, altra formazione peggio piazzata rispetto a voi in graduatoria: «Già, e faremo di tutto per tenere il passo con le migliori della classe. Non dobbiamo comunque prendere sotto gamba la partita, ma avere sempre rispetto di chi ci sta di fronte. Il Langnau, poi, è reduce da due successi filati (contro Berna e Zsc Lions, ndr), e dunque arriverà alla Cornèr Arena col morale alto, ben deciso a rosicchiarci qualche punto in classifica. Imperativo sarà cominciare la partita subito su un ritmo piuttosto sostenuto, non lasciando che sia l'avversario a prendere l'iniziativa». E quanto è invece stato importante il tuo gol sabato a Davos? «Ogni rete è un toccasana per il morale, una bella iniezione di fiducia nelle tue abilità».

Dove credi che possa ancora crescere la squadra? «C'è margine per crescere un po' in tutti i reparti e in tutte le situazioni. A cominciare dal powerplay e nel gioco a cinque contro cinque, dove sicuramente possiamo fare meglio di così. E pure il nostro gioco in inferiorità numerica può e deve essere più efficace».

Che impressione ti sei fatto della tua prima stagione a Lugano? «Beh, indubbiamente è una stagione particolare. Sia perché la mia prima in questo campionato, sia perché condizionata dai continui spostamenti di partite, dagli stop per quarantena... Tutte cose che non aiutano a trovare il ritmo ideale: ogni volta che ti devi fermare, perdi il ‘momentum’, fluidità nel gioco e confidenza con la competizione; e dopo non è mai facile riprendere il discorso. Vale per noi come per tutte le altre squadre del campionato: bene o male questa pandemia concerne tutti, e quindi non dev'essere presa come alibi. Una cosa è comunque certa: possiamo sicuramente giocare meglio di come abbiamo fatto sinora, come squadra e sul piano individuale».

Prima di provarlo sulla tua pelle, cosa conoscevi del campionato svizzero? «A essere sincero poco, se non che fosse un torneo di ottimo livello, visto che gran parte della mia carriera l'ho passata dall'altra parte dell'Atlantico. Ma, in Nord America, ho comunque incrociato il bastone con diversi giocatori svizzeri: vederli all'opera mi ha permesso di farmi un'idea almeno approssimativa di che tipo di hockey si praticasse qui. Alla prova dei fatti, ho trovato un torneo molto impegnativo, che richiede sempre la massima concentrazione e applicazione: di tempo per tirare il fiato non ce n'è molto... E, in fondo, questo era il genere di sfida che andavo cercando».

Sul conto del danese spende due parole anche il tecnico bianconero: «Capisco che spettatori, giornalisti (e mi ci metto pure io) da uno straniero si aspettino in particolare le reti, ma non è solo da quelle che si giudica il tenore della prestazione di un giocatore. Mikkel, ad ogni buon conto a Davos ha segnato, una rete importante per giunta, e speriamo che quel gol possa dargli la giusta carica per le prossime partite. Nelle quali, prima che i gol, da lui mi aspetto che a ogni cambio sappia mantenere quel livello di intensità di cui è capace abitualmente».

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