Svizzera

Berset scettico sulla richiesta di Panzer dalla Germania

Per il presidente della Confederazione, ‘le esportazioni di armi non sono possibili finché nel nostro Paese esiste un quadro giuridico’

Leopard o non Leopard?
(Keystone)
8 marzo 2023
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Il presidente della Confederazione Alain Berset ha espresso scetticismo sulla richiesta della Germania di riacquistare i carri armati Leopard 2 dalla Svizzera.

La non vendita di armi è disciplinata da regole per le quali non sono possibili eccezioni legali, ha detto il consigliere federale ieri a New York.

Anche se le condizioni quadro che disciplinano la vendita di materiale bellico potrebbero essere modificate dal Parlamento e se ne sta discutendo, Berset ha subito precisato: «Le esportazioni di armi non sono possibili finché in Svizzera esiste un quadro giuridico. (...) Per il Governo e il Consiglio federale, dobbiamo e vogliamo mantenere questo quadro giuridico e lavorarvi all’interno».

La Germania ha annunciato il trasferimento dei carri armati Leopard 2 all’Ucraina e, come ha espresso nella richiesta presentata al Governo svizzero, vuole colmare le lacune nell’artiglieria della Bundeswehr riacquistando alcuni carri armati – di cui non è ancora noto il numero – dalla Svizzera. Stando alle dichiarazioni di un portavoce del ministero della difesa tedesco, si sarebbe potuto escludere contrattualmente che i carri armati provenienti dalla Svizzera venissero poi ceduti all’Ucraina.

Una richiesta simile è pervenuta anche dalla Repubblica Ceca. Il Consiglio federale ha già respinto le richieste di riesportazione di munizioni per carri armati da Germania, Spagna e Danimarca.

La Confederazione dispone di 230 carri armati Leopard 2, di cui 134 in servizio. I restanti 96 sono dismessi, ma ciò non significa che siano stati messi fuori servizio, ha sottolineato la consigliera federale Viola Amherd, capo del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport. Il diritto svizzero prevede che solo il materiale messo fuori servizio possa essere venduto e la decisione di cessarne l’impiego spetta al Parlamento.

Interventi parlamentari in favore dell’allentamento delle disposizioni

Il Consiglio nazionale tratterà oggi la questione dell’allentamento delle norme sul trasferimento di materiale bellico di produzione svizzera ad altri Paesi: si valuterà una possibile autorizzazione in via eccezionale della riesportazione vietata di armi prodotte in Svizzera.

Una mozione della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (Cps-N) vuole rendere possibile questa autorizzazione nel caso in cui il Consiglio di sicurezza dell’Onu identifichi una violazione del divieto dell’uso della forza secondo il diritto internazionale. In alternativa, la riesportazione dovrebbe essere consentita se una maggioranza di due terzi dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite stabilisce una simile violazione della Carta dell’Onu, come nel caso dell’attacco della Russia all’Ucraina.

Il Consiglio federale si oppone alla mozione, in quanto ritiene che la richiesta sia incompatibile con la neutralità. Resta da vedere se la mozione avrà una chance in Consiglio nazionale, nonostante l’Udc e i Verdi vogliano bocciarla.

Il consigliere agli Stati Thierry Burkart (Plr/Ag) ha chiesto invano di rinunciare alla dichiarazione di non riesportazione se l’equipaggiamento militare viene consegnato a Stati che si impegnano a rispettare i valori svizzeri e che hanno un regime di controllo delle esportazioni paragonabile a quello svizzero. La sua mozione è stata respinta lunedì con 23 voti contro 18 e 2 astenuti.

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