Svizzera

Fu discriminazione razziale: confermata la condanna a Dieudonné

Il Tribunale federale dà ragione alla giustizia ginevrina. Il controverso comico francese aveva negato l’esistenza delle camere a gas

Il Tf: ha negato o banalizzato quanto accaduto durante l’Olocausto
(Keystone)

Losanna – Il Tribunale federale (Tf) ha confermato oggi la condanna del comico francese Dieudonné per discriminazione razziale, inflitta dalla giustizia ginevrina nel 2021, a seguito della sua affermazione, secondo la quale le camere a gas non siano mai esistite.

Il comico franco-camerunese Dieudonné, all'anagrafe Dieudonné M'bala M'bala, 57 anni, è dovuto comparire davanti al Tf per aver espresso teorie negazioniste durante lo spettacolo "En vérité", che nel 2019 ha fatto tappa anche a Nyon (Vd) e Ginevra. Alla fine di uno sketch, un personaggio del comico ha urlato "le camere a gas non sono mai esistite".

‘Ben oltre la libertà d’espressione’

Una dichiarazione che va ben oltre la libertà di espressione. È questa la conclusione alla quale è giunta il Tf durante la sentenza pubblicata oggi e che conferma sostanzialmente quanto già deciso dal Tribunale cantonale di Ginevra in prima istanza, che aveva condannato il comico a una pena pecuniaria di 180 aliquote giornaliere da 170 franchi.

Stando al quarto capoverso dell'articolo 261bis del Codice penale svizzero, può essere punito, con una pena detentiva o pecuniaria, "chiunque, pubblicamente, mediante parole, scritti, immagini, gesti, vie di fatto o in modo comunque lesivo della dignità umana, discredita o discrimina una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia, religione o per il loro orientamento sessuale o, per le medesime ragioni, disconosce, minimizza grossolanamente o cerca di giustificare il genocidio o altri crimini contro l'umanità".

Affermare dunque che "le camere a gas non siano mai esistite" significa negare o banalizzare quanto accaduto durante l'Olocausto e, per il Tf, una simile asserzione rientra proprio nella disposizione giuridica in questione.

La decisione del Tribunale ginevrino

Nel 2021 il comico era stato condannato dal Tribunale di polizia di Ginevra anche per aver insultato sul palco il Coordinamento intercomunitario contro l'antisemitismo e la diffamazione (Cicad), oltre che per aver intenzionalmente diffamato il segretario generale del Cicad, Johanne Gurfinkiel, definendolo bugiardo e razzista.

Allora, secondo la presidente del tribunale, Sabina Mascotto, il comico era incappato in un grave errore attentando alla dignità umana e mostrando disprezzo nei confronti di associazioni ebraiche e dei loro membri.

La corte aveva riconosciuto una macabra indifferenza nell'affermazione, che aveva definito un avvenimento che ha marcato la storia, minimizzando "l'immensa sofferenza del popolo ebreo".

I confini della libertà d'espressione

Nella sua sentenza odierna, il Tf ha fatto riferimento anche alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), secondo cui la satira gode della libertà di espressione artistica e ha lo scopo di provocare.

L'interferenza con il diritto degli artisti di esprimersi attraverso questa forma dovrebbe quindi essere esaminata con cautela. Tuttavia, secondo il Tf, la Cedu ha altresì affermato che la libertà di espressione deve comunque rispettare dei limiti quando viene abusata per violare altri diritti, soprattutto quelli sanciti dalla Convenzione dei diritti dell'uomo.

Inoltre, il Tf, si è basato su una decisione della Cedu che riguardava proprio Dieudonné. In passato, durante uno spettacolo, il comico aveva invitato a salire sul palco un accademico, già condannato più volte in Francia per le sue tesi legate alla corrente di pensiero che si basano sul negazionismo dell'Olocausto. I due avevano poi messo in scena una satira che impersonava un deportato ebreo in un campo di concentramento.

La Cedu aveva ritenuto che tale provocazione non poteva essere tutelata dalla libertà di espressione.

Diverse condanne

Incensurato in Svizzera fino appunto al 2021, Dieudonné risulta invece essere stato condannato in Francia già 20 volte a partire dal 2006, tra l'altro per ingiuria, incitamento alla discriminazione e istigazione. Tutti i reati sono stati compiuti a sfondo razzista o diffamatorio verso le religioni. Nel 2017, sempre per diffamazione e per dichiarazioni razziste, il comico è stato condannato anche in Belgio.

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