Svizzera

Via libera alla Commissione parlamentare d'inchiesta

Dopo il Nazionale, anche il Consiglio degli Stati avalla la sua istituzione per far luce sul caso Credit Suisse. È la quinta volta che vi si fa ricorso

Che sia fatta luce
(Keystone)
8 giugno 2023
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Una Commissione parlamentare d'inchiesta indagherà sul caso Credit Suisse. Imitando quanto fatto ieri dal Nazionale, oggi il Consiglio degli Stati ha approvato a larga maggioranza il decreto federale che istituisce il più forte strumento di controllo a disposizione delle Camere. Si tratta solo della quinta volta nella storia svizzera che ciò accade.

Il ‘sì’ unanime pronunciato alla vigilia dalla Camera del popolo riguardo alla creazione di una Commissione parlamentare d'inchiesta per far luce sulle circostanze che hanno portato, lo scorso marzo, all'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, lasciava presagire un dibattito agli Stati senza grosse sorprese. Anche perché l'Ufficio della Camera dei Cantoni, come sottolineato oggi una volta di più proprio a nome di questo organo da Eva Herzog (Ps/Bs), aveva già dato il proprio consenso senza opposizioni. Semaforo verde era giunto pure dalla sua Commissione della gestione, senza dimenticare il beneplacito del Governo.

Hefti scettico...

Ci ha pensato però il ‘senatore’ Thomas Hefti (Plr/Gl) a movimentare la seduta, depositando una proposta di non entrata in materia sulla creazione della Commissione parlamentare d'inchiesta. In primis, il glaronese ha parlato di tempistiche dubbie. «In ogni caso è troppo presto», ha affermato, ricordando che alla vicenda non è stato messo il punto finale, dato che la fusione forzata fra Credit Suisse e Ubs non è ancora stata ultimata.

«Le commissioni della gestione potrebbero fare il lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta. Quest'ultima va usata, come nelle rare occasioni passate, per degli scandali», ha proseguito. Il caso Credit Suisse invece non lo è, o perlomeno la colpa non va addossata allo Stato o al governo, ha dichiarato Hefti, secondo cui i responsabili vanno ricercati nei dirigenti della grande banca.

...ma convince pochi

La proposta di non entrata in materia non ha però fatto breccia nei suoi colleghi alla Camera dei Cantoni, venendo bocciata per 39 a 5. Nella votazione d'insieme, il decreto federale è stato poi accolto con numeri simili (37 a 5).

In generale, dal plenum sono emerse la necessità e la ragionevolezza di un'indagine approfondita su quanto accaduto. «Sono state prese molte decisioni sbagliate, anche dalla politica», ha ad esempio ribattuto alle argomentazioni del collega Thomas Minder (Indipendente/Sh). Neppure dalle file dei liberali radicali, ovvero il partito di Hefti, è arrivato pieno sostegno. «Aspettare? Bisogna agire rapidamente per assicurare efficienza», ha evidenziato Matthias Michel (Plr/Zg).

Daniel Jositsch (Ps/Zh) ha comunque tenuto a ringraziare Hefti per la sua iniziativa, che «ci spinge giustamente a riflettere». Lo zurighese ha tuttavia respinto la tesi che una Commissione parlamentare d'inchiesta porta con sé un velo scandalistico. «È coinvolto l'operato di diverse istituzioni statali», ha messo in risalto per motivare il ricorso a questo strumento.

«Uno scandalo non è obbligatoriamente una precondizione per una commissione d'inchiesta», ha peraltro aggiunto Pirmin Bischof (Centro/So). Di diverso avviso il suo compagno di partito Othmar Reichmuth (Centro/Sz), uno dei pochi ‘senatori’ schieratisi con Hefti, stando al quale le autorità hanno indossato i panni dei pompieri e il loro lavoro non merita quindi di essere passato al setaccio.

«L'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs è uno degli eventi più marcanti della storia economica recente elvetica», ha rimarcato dal canto suo il consigliere federale Alain Berset, intervenuto brevemente al termine del dibattito. «Assicuriamo al Parlamento la nostra piena e totale collaborazione», si è limitato a garantire il presidente della Confederazione.

Indagine completa

Secondo il decreto federale, l'obiettivo della CPI è un'indagine a tutto tondo sulla sfiorata débâcle di Credit Suisse. Verrà esaminata la gestione del governo, dell'Amministrazione federale e dei vari enti statali negli ultimi anni. Nel mirino in particolare la legislazione "too big to fail".

La CPI è il più forte strumento di controllo parlamentare ed era stata finora istituita solo in quattro occasioni: sulla vicenda dei Mirages (1964), sulle dimissioni di Elisabeth Kopp (1989), sullo scandalo delle schedature (1990) e sulla cassa pensione federale (1995).

Dotata di una propria segreteria, la CPI consta di un ugual numero di membri di ciascuna Camera - sette nel caso presente -, designati dall'Ufficio rispettivo. Settimana prossima è prevista l'ufficializzazione della sua composizione. "Sarà dotata di un budget di cinque milioni di franchi", ha detto Herzog.

Al pari della Delegazione delle Commissioni della gestione e Delegazione delle finanze, la CPI può interrogare testimoni, prendere visione dei verbali e dei documenti relativi alle sedute del Consiglio federale e far capo a inquirenti per l'assunzione delle prove.

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