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Benvenuti in Colombia

Cinque specie endemiche

L’anole blu, l’unico rettile interamente blu al mondo
2 aprile 2022
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La Colombia è un Paese ricco di biodiversità. Si tratta del sesto Paese più esteso del continente americano e il quarto per popolazione. Inoltre, è l’unica nazione dell’America del Sud ad affacciarsi sull’Oceano Pacifico e Oceano Atlantico. Le foreste, come sappiamo, sono essenziali per la sopravvivenza sulla Terra e oltre a ripulire gran parte dell’aria che respiriamo, regolano anche il clima e forniscono cibo. Inoltre, le foreste sono ricche di biodiversità. Due terzi degli animali e delle piante che abitano la terra vivono in questo ecosistema. In Colombia quasi il 52% del territorio è coperto da foreste: un’area grande quasi quanto la penisola iberica. Il territorio è suddiviso in una regione montuosa a occidente e una pianeggiante a oriente. L’azione del Wwf in Colombia si articola in quattro aree chiave del Paese: l’Amazzonia, il Pacifico, le Ande e il Bacino dell’Orinoco. La biodiversità della Colombia è immensa e ci sono specie endemiche che possiamo trovare solo nelle foreste di questo Paese sudamericano. Oggi ve ne presentiamo cinque. Si tratta di animali piuttosto curiosi e bizzarri, che però rischiano di scomparire a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici.

Il tamarino edipo

Il primo animale è l’opossum snello di Handley (Marmosops handleyi). Questo marsupiale è una specie in via di estinzione a causa del suo habitat altamente limitato. La prima volta che fu avvistato era il 1951, nel comune di Valdivia, Antioquia. Furono osservati due esemplari. Poi per 50 anni non se ne ebbe più notizia. Nel 2001, infine, ne furono avvistati altri, sempre nella regione di Antioquia. Purtroppo, l’urbanizzazione di quest’area ne mette a repentaglio la sopravvivenza. Questo marsupiale ha la caratteristica di vivere più a terra che sugli alberi. Il tamarino edipo o a chioma di cotone è una piccola scimmia, simbolo della Colombia. Secondo l’Iucn è in pericolo critico. Sempre più foreste vengono trasformate in zone agricole oppure vengono utilizzate per costruire nuove abitazioni. La popolazione di questo primate è dunque diminuita. Infine, viste le sue piccole dimensioni (è grande quanto uno scoiattolo), è vittima di traffico illegale di animali selvatici. Solo il 2% della foresta in cui viveva mezzo secolo fa è rimasto intatto. Ricopre un ruolo chiave per quanto riguarda la dispersione di semi. E poi vi presentiamo anche l’hocco beccazzurro, Crax alberti, che vive nella Colombia settentrionale. Questo uccello galliforme viene chiamato dalla popolazione "il pavone colombiano", è lungo quasi un metro ed è quasi interamente nero. A parte il becco, che è appunto azzurro. Coda e addome invece sono ricoperti di piume bianche. Il maschio ha un becco più vistoso, mentre nella femmina si possono vedere dei riflessi blu alla base del becco. È a rischio critico di estinzione.

Una tartaruga speciale

Il prossimo animale endemico della Colombia che vi presentiamo è l’anole blu (Anolis gorgonae, vedi foto in alto). Si tratta dell’unico rettile colorato interamente di blu al mondo. Questa piccola lucertola insettivora dal colore bluastro si trova solo sull’isola di Gorgona, nel nord della Valle del Cauca, a 35 km dalla Colombia continentale. Non si sa di preciso quanti esemplari ne esistano, perché, oltre a essere unici al mondo, gli anole blu sono anche molto bravi a sfuggire agli occhi indiscreti di chi vuole osservarli. Vivono esclusivamente sugli alberi e solo le femmine scendono al suolo e lo fanno unicamente per deporre le uova. Secondo gli esperti sono a rischio di estinzione, principalmente a causa della deforestazione che sta distruggendo il loro habitat. Un altro animale che troviamo solo in Colombia è la Kinosternon dunni, una tartaruga marrone, lunga circa venti centimetri, che vive solitamente nelle zone paludose del dipartimento di Chocó. Quando piove molto e i torrenti straripano, è possibile osservarla vicino ai fiumi. Anche se si riproduce tutto l’anno, depone poche uova, il che limita la sua riproduzione. In alcune aree, questa tartaruga viene mangiata e tenuta come animale domestico. Queste pratiche, però, mettono a rischio la sua sopravvivenza, per non parlare della deforestazione. Gli stessi fiumi e torrenti non sono sicuri per questo animale, dal momento che vengono usati per il trasporto del legname. Infine, l’attività mineraria di questa zona è aumentata notevolmente e distrugge ulteriormente l’habitat della tartaruga.

Il Wwf in Colombia

Il Wwf in Colombia lavora su almeno otto temi diversi affrontando questioni come la gestione dell’acqua – una risorsa fondamentale per la biodiversità e per le persone – infatti il 70% dell’energia consumata proviene da impianti idroelettrici. Con cinque bacini idrografici, 30 grandi fiumi, 1’277 lagune e più di 1’000 paludi, l’acqua è una delle più grandi ricchezze del Paese. La Colombia è anche il secondo Paese con la più alta diversità di pesci (1’533 specie) e anfibi (763 specie). Il Wwf è anche attivo affrontando i temi della gestione delle foreste, la tutela degli oceani, il problema dell’efficienza energetica e la lotta ai cambiamenti climatici. Il Wwf propone, anche in Colombia, l’approccio della partecipazione delle comunità locali per conservare il pianeta con le persone che hanno storicamente abitato gli ecosistemi strategici.
Ecco una curiosità: l’Orinoco per i colombiani è una regione mitica, selvaggia e storicamente significativa per il suo ruolo nell’indipendenza, ma è ancora in gran parte sconosciuta. La regione occupa il 18% della Colombia, con i suoi fiumi che alimentano il maestoso Orinoco, uno dei fiumi più lunghi del Sudamerica con 2’150 chilometri. Una delle specie più rare con cui il Wwf è impegnato è il caimano dell’Orinoco, in pericolo critico secondo l’Iucn; circa 500 dei 1’500 esemplari che restano ancora in natura, vivono in questa regione.
Tra le minacce alla base della perdita di biodiversità in Colombia ci sono: disboscamento; estrazione mineraria; espansione dell’agricoltura; sovrapascolo; infrastrutture, inquinamento. Oggi resta meno del 10% delle foreste andine originali e meno del 5% delle foreste andine montane. Nelle acque dolci interne, in quattro decenni, la perdita di potenziale della pesca è stata dell’85%.

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