Con una raffica di domande (14) dai banchi di Lega e Udc in Gran Consiglio viene messa in dubbio l'odierna decisone presa a maggioranza del Governo “di piegarsi alle minacce dell’Italia e fissare la firma dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri quale data per la sospensione della misura che prevede l’obbligatorietà della presentazione dell’estratto del casellario giudiziale per il rilascio e il rinnovo dei permessi B e G dei cittadini comunitari”. Nel far questo “la maggioranza del Governo prevede dei benefici fiscali e vantaggi nell’ambito della lotta al dumping salariale”. Quello che la maggioranza del Governo sembra non sapere – sostengono i deputati, primo firmatario Daniele Casverzasio – è che tali vantaggi per il Ticino “non si concretizzeranno né con la firma dell’accordo né con la sua ratifica, bensì con l’entrata in vigore delle misure in esso previste”. L’accordo è fra Svizzera e Italia, quindi il Ticino “non ha nessuna possibilità di intervenire per fare in modo che il tempo fra i due momenti sia ridotto al minimo. La conseguenza è che da quando verrà tolta la misura, quindi alla firma, a quando il Ticino avrà i relativi supposti benefici, quindi ben dopo l’entrata in vigore, passeranno degli anni”. Da qui la serie di domande volte a capire quali riflessioni abbia fatto la maggioranza del CdS. Ma anche: Quali sono le misure elaborate affinché la perdita nel settore della sicurezza e dell’ordine pubblico sia compensata?”. E ancora: “In che modo l’entrata in vigore dell’accordo contribuirà concretamente alla lotta al dumping salariale?”. E “in che modo la firma dell’accordo garantisce che l’Italia garantisca concretamente la reciprocità ai lavoratori svizzeri e alle ditte ticinesi che vogliono operare sul loro territorio? Quali sono le garanzie che la maggioranza del Consiglio di Stato ha ottenuto in questo ambito?”.