Bellinzonese

Schierato il 'sì' all'iniziativa 'Giù le mani'

Favorevoli Mps, Pc, Verdi, Pop, alcune sezioni del Ps e i sindacati. 'Per salvaguardare posti e massa di lavoro di un'attività eccellente e con prospettive'

La squadra per il 'Sì' (Ti-Press/Bianchi)
7 maggio 2019
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Dopo lo schieramento del comitato ‘No al binario morto’, questa mattina è scesa in campo pure la squadra che sostiene l’iniziativa “Giù le mani dalle Officine: per la creazione di un polo tecnologico-industriale nel settore del trasporto pubblico”, su cui la popolazione ticinese dovrà esprimersi domenica 19 maggio. A fianco dall’associazione presieduta da Gianni Frizzo e del primo firmatario dell’iniziativa Ivan Cozzaglio si sono schierati il Movimento per il socialismo, i Verdi, le sezioni del Partito socialista dei distretti di Mendrisio e Biasca, il Partito comunista e il Partito operaio e popolare. Al tavolo del ‘sì’ anche i sindacati Unia, Sev, Ssm, Uss e Syndicom.

Uno per uno, i presenti hanno esposto le motivazioni alla base del sostegno all’iniziativa che nel 2008, sulla spinta dello sciopero contro la chiusura dello stabilimento ferroviario di Bellinzona, aveva raccolto 14'768 firme.

Unanime l’opposizione alla «drastica diminuzione di posti e massa di lavoro» che, come evidenziato dai presenti, comporterebbe il via libera definitivo al progetto da 360 milioni delle Ffs (per 120 finanziati da Cantone e Comune di Bellinzona) per la realizzazione del moderno stabilimento industriale a Castione. Dove, sottolineano sempre i favorevoli all’iniziativa, andrebbero persi circa 300 posti di lavoro che oggi sono «garantiti» (le Ffs ne ipotizzano fra i 200 e i 230 contro i quasi 400 attuali) . «Stiamo parlando di soldi pubblici per sopprimere posti di lavoro», ha affermato il sindacalista di Unia Vincenzo Cicero. «Ma il 19 maggio il popolo non deciderà soltanto su questo aspetto, ma su quale sviluppo e orientamento economico si vuole dare a questo Cantone. Il rischio – ha continuato Cicero – è che vadano a sparire il 70% delle attività (legate principalmente alla manutenzione nel settore merci, ndr) che oggi si fanno a Bellinzona. Attività che hanno una prospettiva e un potenziale importantissimo».

Secondo il deputato del Partito comunista Massimiliano Ay, a differenza di quanto affermano i contrari «non è superato dagli eventi e neppure nostalgico parlare di salvaguardia di posti di lavoro e dell’intervento incisivo dello Stato in un settore economicamente strategico».

Altro punto messo in luce è la modernità delle attività svolte oggi nel sito di Bellinzona. «Se ne parla come qualcosa di primitivo e legato al passato, invece fanno parte dell’eccellenza in ambito artigianale e industriale», ha affermato il coordinatore dell’Mps Giuseppe Sergi, il quale ha poi esposto perplessità riguardo il ruolo del Cantone, parlando di due pesi e due misure: «Sta per diventare azionista di maggioranza dell’aeroporto di Lugano, mettendo dei soldi pubblici già persi in partenza. E sono stupito che, a proposito delle Officine, il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali sostenga che diventare azionista di una società pubblica (che gestirebbe il Polo tecnologico, ndr) siano dei soldi buttati via e un’ingerenza statale riconducibile a non so quali visioni del comunismo lui abbia». Sulla stessa lunghezza d’onda il granconsigliere dei Verdi Marco Noi, secondo cui Ffs, Municipio di Bellinzona e Cantone hanno dimostrato «un modo di fare impresa e politica basato sul deprezzamento del lavoro e sulla speculazione immobiliare».

Françoise Gehring, di Insieme a Sinistra di Mendrisio, ha infine giudicato «inaccettabile e irrispettoso» che le Ffs, «nonostante i solleciti, non abbiano ancora svelato un piano industriale», che sarà presentato solo dopo la votazione del 19 maggio. 

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