Sono accusati di coazione e lesioni semplici. Con loro sotto accusa pure il tutore e un assistente sociale. Le richieste di pena sono arrivate in serata
Meno di 10 anni (all'epoca dei fatti). E una quotidianità fatta di maltrattamenti. È una storia dolente quella che sarà rivissuta, stamane, martedì, davanti alla Corte delle Assise Criminali di Mendrisio riunita a Lugano e presieduta dal giudice Mauro Ermani.
Alla sbarra sono comparsi i genitori affidatari della piccola, il tutore e un assistente sociale dell'Ufficio dell'aiuto e della protezione. Le accuse mosse dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni sono, in particolare, di coazione e lesioni semplici per i genitori affidatari - per la madre si parla anche di esposizione a pericolo della vita altrui - e di violazione del dovere d'assistenza o educazione (rimproverata di fatti a tutti) e favoreggiamento per le due figure istituzionali. Figure che, per l'accusa, non hanno saputo cogliere i segnali della realtà in cui viveva la bambina. I fatti rimandano al periodo fra il 2010 e il 2013. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Pietro Croce, Felice Dafond, Andrea Ferrari e Yasar Ravi.
La procuratrice pubblica Tuoni ha chiesto la condanna di tutti e quattro, e la conferma dei reati contestati. Per la madre affidataria ha chiesto 2 anni e 10 mesi (con questi ultimi da espiare). O, se con sincero pentimento, 2 anni sospesi. Per il padre affidatario 2 anni sospesi. Per tutore e assistente sociale 10 mesi sospesi. Queste le richieste di pena. Alla madre, alla quale si contesta anche di aver "creato pericolo concreto e serio" per l'incolumità della bambina, vengono riconosciuti diversi fattori attenuanti, tra cui la scenata imputabilità (da perizia psichiatrica).