Ticino

Sono sei gli omicidi commessi da Gennaro Pulice

Il killer della ’ndrangheta con trascorsi in Ticino ora è un collaboratore di giustizia e vive in una località segreta

(Keystone)
10 novembre 2020
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Si allunga la scia di sangue alle spalle di Gennaro Pulice, 41enne killer della ’ndrangheta, protagonista di un romanzo criminale con capitoli scritti anche in Ticino, dove era arrivato per riciclare cinquanta milioni di euro per conto della criminalità organizzata lametina. In questi giorni si è appreso che sono sei i delitti compiuti dal killer togato (è laureato in giurisprudenza e scienze giuridiche, attività che non ha mai svolto, avendo preferito il riciclaggio e la gestione dei soldi sporchi), che dopo l’arresto nel maggio 2015 a Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria, per mettere in salvo la propria vita e quella di moglie e di due figli, ha deciso di saltare dalla parte della giustizia, diventando un collaboratore in grado di far luce su una incredibile serie di delitti, fra cui un duplice omicidio avvenuto a Taverna, nel catanzarese. Un delitto efferato, come sono tutti quelli di ’ndrangheta. I due presunti autori, accusati da Gennaro Pulice, sono sotto processo in Corte d’Assise a Catanzaro. E dalla discussione in corso nel capoluogo calabrese è emerso che il killer togato il 20 settembre 2007 ha ucciso Rosario Passafaro, 41enne imprenditore agricolo, ammazzato con tre fuciliate davanti al suo casolare in località a Priola di Borgia. Un delitto senza autore. Sino a quando Gennaro Pulice non si è autoaccusato. Circostanza ricordata nell’aula della Corte d’Assise di Catanzaro per sostenere che i racconti del sicario poggiano su basi solide.

L’omicidio di Rosario Passafaro chiude la tragica contabilità di morti ammazzati per mano di Gennaro Pulice iniziata all’età di 15 anni, il 23 maggio 1996, giorno del primo dei sei delitti: l’omicidio di Salvatore Belfiore, ammazzato a Lamezia Terme, in occasione dell’anniversario della morte del padre, a sua volta ucciso in un agguato, all’età di 27 anni, per aver provocato in un incidente stradale la morte di un affiliato alla cosca Bellocco. “Sei più piccolo, tu ammazzalo così se anche dovesse andare male rischi pochissimo”. Gli dice il nonno Gennaro che porta lo stesso nome. Gli danno mano un fucile a canne mozze. Lo stesso anno a Nocera il sicario, nel frattempo entrato nel clan Canizzaro-Daponte, alleato con gli Iannazzo, ammazza Gennaro Curcio in un negozio d’autoricambi. Era entrato per uccidere Carmelo Bagalà del clan Torcasio, che non c’era. Curcio era il guardaspalle armato: da qui la decisione di sparare. Nel dicembre 1996 Gennaro Pulice a Lamezia Terme fa sparire il fotografo Gennaro Ventura, ex carabiniere, reo di aver fatto arrestare un grosso trafficante di droga. Nel suo ruolo di killer il giovane Pulice ammazza Antonello Dattilo, prima ancora di compere i 18 anni. Partecipa anche all’organizzazione dell’omicidio di Antonio Torcasio, boss dell’omonimo clan, ammazzato davanti al cancello del commissariato di polizia di Lamezia Terme, dove era andato a firmare il registro delle presenze essendo un sorvegliato speciale. Sin qui Gennaro Pulice per tre dei sei delitti ha subito condanne per oltre 25 anni di carcere. Ma non è mai andato in carcere. Come collaboratore di giustizia, al quale molti vorrebbero fare la pelle, con la famiglia (hanno tutti cambiato le generalità), vive in una località segreta.

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