Ticino

Trasporto pubblico, il Sisa: ‘Più corse nelle tratte affollate’

Il sindacato studenti e apprendisti lancia una petizione chiedendo sostegno al governo. Alves: ‘Noi giovani siamo consapevoli della gravità della situazione’

Ti-Press
11 novembre 2020
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“Il trasporto pubblico deve fornire più corse nelle tratte affollate”. A chiederlo, con una petizione online, è il Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (Sisa). L'obiettivo è che “il Consiglio di Stato ticinese intervenga al più presto per risolvere il problema dell'affollamento dei trasporti pubblici”. Dall'inizio dell'anno scolastico, scrive il Sisa in una nota diffusa alla stampa, “le studentesse e gli studenti di tutto il Cantone si spostano usufruendo del trasporto pubblico e sono giornalmente confrontate/i con situazioni spiacevoli dovute alla carenza, all’affollamento e al ritardo dei mezzi pubblici. Se in tempi normali la situazione non è ottimale, con l’arrivo della pandemia non può che essere peggiore e nonostante il problema sia ormai noto da tempo alle autorità, nessuna misura significativa è stata finora implementata”.

‘Situazione già segnalata, il rischio è che aumentino i contagi’

La gravità della situazione “è già stata segnalata dal Sisa al governo agli inizi di settembre, momento in cui già avanzavamo la richiesta di introdurre delle corse supplementari verso i principali centri formativi: continuando di questo passo, cioè a procrastinare, il rischio è quello di accelerare ulteriormente il ritmo dei contagi e dover tornare allo scenario del confinamento. La chiusura delle scuole dello scorso marzo ha dimostrato di incrementare le diseguaglianze scolastiche e sociali: questa via dunque evitata con ogni mezzo possibile! L’obiettivo della politica in questo momento dev’essere quello di frenare i contagi, garantire la salute pubblica e impedire l’accrescere del malessere sociale. Pur non volendosi sostituire agli esperti sanitari, il sindacato studentesco trova piuttosto  contraddittoria la situazione odierna: risulta infatti incomprensibile il paradosso che è venuto a crearsi con le ultime misure, secondo cui negli spazi pubblici e privati non bisogna creare assembramenti di più di cinque persone, mentre sui mezzi pubblici ci si può ritrovare ammassati in pochi metri quadrati”. Ad essere coinvolto dall’affollamento dei mezzi pubblici non è solo il corpo studentesco, denuncia il Sisa: “Bensì l’intera società”.

Situazione generalizzata in tutto il cantone

«Le principali segnalazioni ci sono giunte da Lugano, per quella che è la tratta che collega la stazione Ffs e Trevano o la Csia, dal Mendrisiotto per coloro che magari vanno alla Commercio di Bellinzona e dal Gambarogno verso il liceo di Bellinzona», ci spiega il coordinatore del Sisa Rudi Alves. E aggiunge, ad ogni modo, «che la situazione è abbastanza generalizzata in tutto il cantone». Con un problema di coerenza tra i piani di protezione molto stringenti da seguire a scuola e il fatto che, a scuola, si arriva spesso stretti in bus e treni come scatole di sardine? «È una situazione non tanto contraddittoria, quanto paradossale - risponde Alves -. Non si vedono né il senso né la logica dietro questi due pesi e due misure». E al contempo, prosegue, «c'è tutto un discorso da fare, quello della fiducia verso l'operato delle istituzioni. Noi continuiamo ad averlo soprattutto verso le misure sanitarie, ma questa fiducia comincia a essere sempre più fragile. È dall'inizio dell'anno che chiediamo, anche su altri fronti, di implementare le misure. La nostra opinione è che si stia prendendo con troppa leggerezza questa seconda ondata. E temiamo che le ragioni principali stiano nel non voler scomodare una parte del mondo economico, più interessata a lucrare che a salvaguardare la salute pubblica».

E se l'appello del Sisa è rivolto a tutta la società, il tema riguarda molti giovani. Spesso accusati di non seguire con accortezza le misure sanitarie. È così? «Spesso si generalizza troppo - rileva Alves - e non è vero: riceviamo molte segnalazioni di studenti preoccupati, o addirittura di giovani che non potevano o hanno molto timore nel frequentare regolarmente la scuola per paura di portare a casa il virus, in situazioni complesse dove uno o due genitori fanno parte della popolazione considerata più a rischio. Contrariamente a quanto a volte si legge, tra i giovani questa consapevolezza c'è. E vogliamo fare la nostra parte, partendo da questa petizione».
 
 

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