Alle autorità cinesi poteri illimitati su ingressi e uscite dalla città. La legge sull'immigrazione non piace nell'ex colonia britannica
Hong Kong ha una nuova controversa legge sull'immigrazione. Il Consiglio legislativo, il parlamentino dell'ex colonia britannica ormai svuotato dei deputati d'opposizione del fronte pro-democrazia, ha approvato velocemente la normativa che avvocati, diplomatici e attivisti a tutela dei diritti temono si configuri come una nuova stretta potendo dare alle autorità poteri illimitati per impedire ai residenti e ad altre persone di entrare o uscire dalla città.
Il governo locale ha liquidato i sospetti come "una totale assurdità", notando che la legislazione, in vigore dal prossimo primo agosto, mira semplicemente a controllare gli immigrati illegali, in mezzo a un arretrato di domande di richieste d'asilo, senza pregiudicare i diritti costituzionali di libera circolazione. "Stiamo affrontando sfide crescenti, in particolare impedendo che il numero di immigrati illegali aumenti e che i richiedenti abusino dell'attuale sistema", ha osservato il segretario alla Sicurezza John Lee, aggiungendo che i diritti di viaggio rimangono garantiti e che il governo introdurrà una normativa sussidiaria a breve termine.
Secondo gli ultimi dati, ci sono 13.000 richieste pendenti presentate da persone rifugiatesi a Hong Kong. Le rassicurazioni sono arrivate in un clima di totale sfiducia dopo il percorso più autoritario intrapreso da Pechino sull'ex colonia, tra la legge sulla sicurezza nazionale e il nuovo sistema elettorale destinato a stroncare l'opposizione pro-democrazia e ad affidare la guida della città solo ai "patrioti", fedeli alla Cina. L'Ordine degli avvocati di Hong Kong (Hkba) osservò a febbraio che il disegno di legge non spiegava perché tali poteri fossero necessari, come sarebbero stati utilizzati e non prevedeva alcun limite alla durata di eventuali divieti di viaggio, né alcuna salvaguardia contro gli abusi.
Nel dibattito parlamentare, la deputata pro-Pechino Elizabeth Quat ha affermato che il numero di rifugiati costituiva "una minaccia alla pace e alla stabilità" e che la città aveva bisogno di curare questo "cancro". Parole forti per criticare l'attuale modello di esame delle domande che può richiedere anni con una percentuale di accettazione pari all'1%. Durante l'attesa, è illegale per i richiedenti asilo lavorare o fare volontariato, vivendo in un limbo con i buoni alimentari governativi.
Attualmente, può scattare a loro carico la detenzione con l'infrazione della legge o in vista dell'espulsione per un periodo "ragionevole", demandato alla valutazione di un tribunale. La nuova normativa aggiunge che le autorità possono anche trattenere un rifugiato se "la persona rappresenta o è probabile che costituisca una minaccia o un rischio per la sicurezza per la comunità". Una fattispecie così fumosa e indefinita da giustificare le preoccupazioni di avvocati e attivisti.