Estero

Pronto l’assalto al Donbass, convoglio russo di 12 km

Questione di giorni, forse ore, prevedono i comandanti militari ucraini: il rallentamento dell’offensiva di terra mira a una riorganizzazione delle truppe

I bombardamenti continuano
(Keystone)
10 aprile 2022
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Un serpentone di 12 chilometri tra blindati e mezzi di supporto logistico russi in movimento verso sud attraverso la cittadina di Velykyi Burluk, un centinaio di chilometri a est di Kharkiv. L’assalto che Mosca vorrebbe decisivo al Donbass è sempre più vicino. Questione di giorni, forse ore, prevedono i comandanti militari ucraini, secondo cui l’apparente rallentamento dell’offensiva di terra è stato solo il risultato di una riorganizzazione delle truppe in vista della “grande battaglia” per la conquista dell’intero territorio degli oblast di Donetsk e Lugansk, in buona parte già nelle mani dei separatisti filo-russi.

Il nuovo maxi-convoglio militare di Mosca è stato individuato dalle immagini satellitari raccolte e analizzate dalla compagnia specializzata americana Maxar Technologies, che ha intercettato “veicoli armati, camion con rimorchi di artiglieria e attrezzatura di supporto”. Un movimento in forze per evitare di ripetere l’errore commesso all’inizio dell’invasione, quando i generali immaginarono possibile una guerra lampo. Adesso, le truppe di terra sono state concentrate, richiamando anche uomini finora esentati dalla leva perché lavoratori di industrie strategiche, come i 1’700 operai delle acciaierie di Alchevsk.

Le autorità ucraina invitano
a evacuare al più presto

“Stiamo aspettando l’offensiva da tre o quattro giorni", ha confermato il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Serhiy Haidai. "Ci sarà una grande battaglia per il Donbass. Vediamo che c’è un accumulo di forze, mezzi, un’enorme quantità di attrezzatura. I russi - ha confermato Haidai - useranno tutte le armi che hanno”. Le autorità di Kiev continuano a invitare la popolazione a evacuare il più presto possibile, malgrado i rischi di attacchi indiscriminati contro i profughi, come quello di venerdì alla stazione di Kramatorsk. L’Ucraina si prepara così allo scontro che potrebbe segnare in maniera decisiva le sorti del conflitto, determinando i rapporti di forza in vista di un possibile ritorno ai negoziati. Non a caso secondo Kiev un eventuale incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin non si terrà prima di questa battaglia. Intanto, però, i raid nell’area non si fermano, con una scuola e due condomini colpiti a Severodonetsk.

Nel resto del Paese
non si fermano i bombardamenti

I bombardamenti continuano anche nel resto del Paese. Un nuovo raid ha colpito l’aeroporto di Dnipro, località sul fiume omonimo che segna il confine strategico tra l’est e l’ovest dell’Ucraina, già preso di mira il 15 marzo, che stavolta, secondo le autorità locali è stato “completamente distrutto”. Nelle ultime ore almeno sette missili hanno raggiunto anche l’area di Mykolayiv, circa 130 km a est di Odessa, dove l’esercito di Mosca sta cercando di rafforzare le sue posizioni, come nella vicina Kherson. Da lì potrebbe partire una manovra a tenaglia verso la fascia costiera sul mar d’Azov, in direzione di Mariupol, dove continua uno degli assedi più lunghi e brutali dall’inizio dell’invasione. Nella città “gli occupanti russi hanno organizzato un’operazione di ‘pulizia’ tra i civili", ha denunciato il consigliere del sindaco Petr Andryushchenko, spiegando che hanno istituito diversi posti di blocco e "non esitano a uccidere i civili per strada, per poi scattare foto, vantandosi della vittoria”.

Con il passare dei giorni, continuano anche a emergere gli orrori commessi prima della ritirata dei russi nella regione di Kiev dove si contano 1’222 morti, secondo la procuratrice generale ucraina Irina Venediktova.

La politica

Nehammer da Putin,
più armi Usa in arrivo

Il cancelliere austriaco Karl Nehammer, dopo consultazioni con il collega tedesco Olaf Scholz, sarà oggi a Mosca per il primo colloquio in presenza di un leader europeo con il presidente russo Vladimir Putin dall’invasione dell’Ucraina. Il capo del governo austriaco sarà ricevuto al Cremlino due giorni dopo avere incontrato a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Nessuno vuole negoziare con una persona o con persone che hanno torturato la nostra nazione - ha detto il leader ucraino - ma noi non vogliamo perdere le opportunità, se le abbiamo, di una soluzione diplomatica”. Resta probabile, sottolinea la testata austriaca, che il viaggio di Nehammer a Mosca susciti il malcontento di diversi paesi dell’Ue, in particolare “la Polonia e gli Stati baltici”, i principali sostenitori di una linea intransigente verso la Russia.

L’iniziativa di Vienna viene annunciata nel giorno in cui gli Usa hanno fatto sapere che stanno lavorando a un nuovo piano per fornire più armi a Kiev - e forse per addestrare le sue truppe fuori dai confini nazionali - dopo che il primo ministro britannico Boris Johnson è andato a incontrare Zelensky promettendo nuovi sistemi d’arma anti-nave e anti-aeree.

“Continueremo a fare il possibile per consentire all’Ucraina di difendersi e avere la più forte posizione possibile al tavolo delle trattative”, ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, tornando ad attaccare personalmente Putin, come aveva fatto nelle scorse settimane il presidente Joe Biden. Il piano di “terrorizzare” e “brutalizzare” i civili in Ucraina, ha affermato Sullivan, arriva dai “più alti livelli del Cremlino”, fino al presidente russo.

Kiev si dice “pronta per grandi battaglie” prima di far ripartire le trattative, alle quali, sostiene il negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak, potrà così arrivare con “una posizione più forte e dettare alcune condizioni”. Solo dopo si potrà svolgere quell’incontro tra Putin e Zelensky, che invece l’Ucraina aveva più volte richiesto nelle prime settimane della guerra, quando la sua situazione sul campo appariva molto più debole. L’incontro al vertice, prevede Podolyak, potrebbe avvenire “fra due o tre settimane”, il tempo necessario secondo gli ucraini per fermare la prevista offensiva russa nell’est del paese.

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