A Biasca, tuttavia, la notizia della positività del giocatore al Coronavirus non è una sorpresa. Mike McNamara: 'Era logico, c'era da aspettarselo'
È uno stop che non ci voleva per i Ticino Rockets, che in dirittura d’arrivo della preparazione alla nuova stagione sono stati fermati dalla positività di un loro giocatore. Cosa che costringe quasi tutta la squadra a sottoporsi alla quarantena e al conseguente stop forzato di tutte le attività in attesa di novità. «Le direttive sono chiare: la squadra deve osservare il periodo di quarantena - racconta laconicamente l’assistant coach Mike McNamara -. Il provvedimento concerne tutti i giocatori che erano sul ghiaccio l’ultimo allenamento a cui aveva preso parte il giocatore risultato positivo al tampone. Ora come ora non sono molte le informazioni che ho; presumibilmente nei prossimi giorni alcuni altri giocatori, in particolare quelli che sono stati maggiormente a contatto con il compagno che ha contratto il virus, si sottoporranno al test. In ogni caso per tutti vale la regola che all’apparizione di qualsiasi sintomo è d’obbligo chiamare il medico».
'Graziati’ da questa quarantena sono i giovani assenti all’allenamento di martedì in quanto impegnati o con i partnerteam o perché alle prese con gli studi: «Questi giovani, un paio di giocatori del Davos e un altro paio del Lugano, potranno continuare a seguire la preparazione normalmente con i rispettivi club perché non si sono allenati con il loro compagno. Prima dell’allenamento di martedì la squadra aveva beneficiato di tre giorni di riposo: a mio avviso è verosimile che il giocatore in questione abbia contratto il virus durante questo mini-break».
Lo stop alle attività è arrivato nel bel mezzo dell’amichevole che i Rockets stavano giocando contro l’Evz Academy: «Quando ce lo hanno comunicato avevamo da poco oltrepassato la metà della partita, una partita che finalmente i miei ragazzi stavano anche affrontando con il giusto ritmo. Poi, appunto, è arrivato lo stop: è strano finire un match così, ma, al di là di tutto, quella di fermare l’incontro seduta stante era anche l’unica decisione che si potesse prendere. Non c’erano alternative».
Mike McNamara la prende con filosofia: «In fondo c’era da aspettarselo. Era inevitabile che prima o poi si sarebbero verificati casi di positività all’interno di una squadra e che di conseguenza si prospettasse la quarantena per tutti. È capitato per primi a noi, ma poteva benissimo succedere a qualsiasi altra società. A volte non è sufficiente adottare tutti gli accorgimenti previsti dai vari protocolli per esserne immuni: il virus c’è e dobbiamo imparare a conviverci... La speranza è che si sia trattato di un solo caso isolato, e che nessuno degli altri lo abbia contratto. In ogni caso abbiamo sempre cercato di fare la massima attenzione, attenendoci scrupolosamente alle speciali disposizioni, a cominciare dal sottoscritto, dal momento che, considerata la mia età (71 anni, ndr), rientro nelle persone potenzialmente più a rischio. Oggi, nella sola mattinata, tanto per fare un esempio, mi sono lavato le mani quattro volte, e la mascherina la porto sempre con me, pronta all’uso quando mi trovo in situazioni in cui non è garantita la distanza minima con gli altri».
Sperare che quanto capitato ai Rockets sia solo un episodio isolato è comunque utopia. E lo sa bene anche il tecnico di origine canadese: «Dovremo convivere tutto il campionato con il Covid-19: posso immaginare che ci saranno altre squadre che durante la stagione dovranno fermarsi per una decina di giorni a causa di un contagio di qualche loro giocatore. Non è da escludere che non tutte le partite potranno essere giocate, chissà...». Uno scenario a cui Mike McNamara ha già pensato? «In una situazione di incertezza come questa, è normale che si nutrano dubbi e si pensi a un eventuale piano B». Piano B che potrebbe prevedere, qualora non tutte le formazioni avessero disputato lo stesso numero di partite, a stilare una classifica in base al coefficiente di punti a partita... «Sì, effettivamente potrebbe essere un’eventuale soluzione in caso non si riuscisse a completare il torneo regolarmente. Speriamo comunque di non dovervi fare ricorso».
«Siamo fermi: aspettiamo le comunicazioni nel dettaglio da parte del medico cantonale su cosa fare - conferma da parte sua il direttore sportivo dei Rockets Sébastien Reuille -. Le direttive parlano chiaro: la squadra deve essere posta in quarantena per i dieci giorni successivi all’esposizione al contagio del virus. Ciò che posso dire è che alcuni nostri giocatori sono già stati chiamati dall’ufficio del medico cantonale per sottoporsi a ulteriori controlli al fine di scongiurare ulteriori contagi. Ora come ora sono stati interpellati solo alcuni, ma è probabile che a loro se ne aggiungano altri nei prossimi giorni. In attesa che ci forniscano la lista esatta dei giocatori che dovranno effettivamente sottoporsi alla quarantena, per precauzione siamo tutti fermi: gli allenamenti sono sospesi. Ovviamente non è una notizia che ci rende molto felici, ma consola il fatto che i giorni di stop forzato saranno al massimo dieci, e dunque fino a giovedì prossimo (compreso). Poi, da venerdì, si potrà tornare a lavorare normalmente sul ghiaccio».
Il medico cantonale Giorgio Merlani, sulla decisione di fermare la partita amichevole con l'Academy precisa: «Non è una decisione emanata dal medico cantonale. Si tratta di una scelta privata che non è stata imposta dal sottoscritto».